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Palermo, la controrivoluzione: "Bici vietate, infastidiscono i turisti"

Claudio Osmetti
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Via Maqueda e via Vittorio Emanuele. Praticamente il centro storico, l’area pedonale di Palermo. Pedonale, appunto. Non ciclistica e nemmeno a uso monopattino. E infatti via, da un mesetto a questa parte le due ruote (a pedali) e quei trabiccoli in stile segway cittadino, da Palermo sono banditi. Vietato scorrazzare sui marciapiedi, vietato “parcheggiare” a bordo strada, vietato zigzagare tra i negozi col rischio (concreto) di finire addosso a chi sta facendo una semplice passeggiata o sta in giro per i fatti suoi a far quello che saran pure fatti suoi. Lo ha deciso il Comune di Roberto Lagalla (Unione di centro) e le polemiche sono arrivate puntuali come lo scampanellio di una city-bike, magari pure elettrica. Perché qui, sull’isola siciliana, nel suo capoluogo, in una metropoli che fa quasi 674mila abitanti, l’ordinanza municipale che mette al bando bici, biciclette e mono è davvero una rivoluzione. Sulla falsariga di Parigi (che, però, a settembre dello scorso anno ha sospeso la circolazione solo dei monopattini in condivisione, non di tutti) e sulla scia di diverse amministrazioni italiane (che, ma poi ci arriviamo, negli anni passati han fatto lo stesso).

 

 

IL TURISMO Basta la motivazione, tra l’altro. Che a Palermo identificano «nell’elevato numero di pedoni che occupa queste strade per la loro natura altamente attrattiva e la caratteristica di strade turistiche, le quali possono essere soggette a deroghe motivate dal codice della strada per motivi di sicurezza delle persone». Il significato è chiaro: c’entra niente l’ecologismo della mobilità alternativa (e la sua lotta, in un senso come nell’altro) e c’entra niente l’annoso dibattito pedalata-sì pedalata-no. C’entra, semmai, il nodo turistico: nel senso che nel 2023 le presenze negli alberghi di Palermo sono aumentate del 20% e i viaggiatori (soprattutto quelli stranieri) sono un’opportunità che va coccolata. Lo skate che ti sfreccia accanto mentre esci dal museo; la e-bike lasciata a penzolare sui sampietrini, ovviamente di sghimbescio così da bloccare l’intero passaggio; il monopattino che sbuca all’angolo della strada quando meno te l’aspetti. Meglio di no.

 


Meglio di no, almeno secondo il Comune di Palermo. Non di certo secondo alcune associazioni di ciclisti e amatori del cambio shimano che parlano di una decisione «sproporzionata e discriminatoria» e che hanno già indetto, per domenica prossima, ossia per il 14 dicembre, alle 17, un’«assemblea cittadina dal titolo: “No al divieto alle bici in centro, proteste e proposte per una mobilità davvero sostenibile”». Ritornello di una canzone già sentita. Già sentita, per esempio, a Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia, quando (era il 2018) il Comune ha fatto lo stesso, ha vietato le biciclette in alcune piazze (manco nell’intero centro) perché «vari ciclisti maleducati, a bordo sia di mezzi tradizionali sia di elettrici, hanno creato problemi dimostrano una totale mancanza di rispetto per le regole e per le persone». E già vista a Livigno, il piccolo Tibet della Valtellina (nel 2019, nella Ztl, per l’intera durata della stagione estiva che poi è anche quella maggiormente “trafficata”, lassù a 1.816 metri di quota); a Ravenna (nel 2020, nelle dighe foranee della Marina e di Porto Corsini); a Lipari, nelle Eolie (nel 2022, con annesse sfilate manubrio in mano della serie: «Muoviti Lipari»), su su, fino agli ultimi due casi del 2023, di poco antecedenti di Palermo, di Trieste e Venezia.

 

ALTRI CASI A Trieste (era dicembre scorso) il sindaco Roberto Dipiazza (Forza Italia), dopo aver optato per una stretta alle bici nelle piazze, stessa storia, stesse motivazioni che in Sicilia, si è scontrato prima con le associazioni dei ciclisti secondo cui «bastava il codice della strada» e poi anche col Pd locale che ha rincarato: «Puntare sui divieti è sbagliato». A Venezia (era giugno) il collega Luigi Brugnaro (Coraggio Italia), reo di aver chiesto, ufficialmente, con tanto di ordinanza, il passaggio di bici e monopattini «solo a mano» in alcune strade della città, ha ricevuto più o meno lo stesso trattamento. Fa nulla, va così. È la tiritera infinita di chi abita in città. In centro, non ne parliamo. Non sempre si pedala. 

 

 

 

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