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Askatasuna, Piantedosi gela il Pd: stop al regalo al centro sociale

Francesco Storace
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Piantedosi arresta il sindaco di Torino. No, non nel senso delle manette ai polsi, malo ferma nella sua incredibile decisione di regalare un immobile occupato da 27 anni ad un covo di facinorosi al centro di numerosi episodi di violenza. Di Askatasuna si è parlato ieri alla Camera, dove Fratelli d’Italia ha presentato un question time al ministro dell’Interno sulla delibera del comune di Torino favorevole ad una cosiddetta coprogettazione dello stabile con gli antagonisti di estrema sinistra. E il titolare del Viminale è stato assolutamente chiaro.


«Ho chiesto elementi di approfondimento alla Prefettura di Torino», ma l’iniziativa in ogni caso «non può e non deve costituire in alcun modo una sorta di legittimazione o addirittura di premio per l’operato di un centro sociale che si è distinto negli anni per l'esercizio della violenza piuttosto che per il dialogo e il confronto democratico orientato al bene comune». Lo ha detto proprio Piantedosi.

 

 

Il ministro dell’Interno ha spiegato che «il centro sociale Askatasuna, riconducibile all’area dell’antagonismo torinese, occupa abusivamente dal 1996 un immobile di proprietà del Comune, in precedenza destinato ad uso scolastico». «Alla luce di quanto emerso in diverse indagini di polizia, il centro sociale Askatasuna risulta aver assunto una posizione di indirizzo e di coordinamento in diverse iniziative, anche violente, registrate con particolare riguardo alle proteste No Tav e alle più recenti manifestazioni studentesche sfociate in scontri con le Forze di polizia, come in occasione della visita a Torino della Presidente del Consiglio dei Ministri, lo scorso mese di ottobre - ha sottolineato - Attualmente i referenti storici del centro sociale, 26 persone, sono coinvolti in un processo nel quale sono accusati di associazione per delinquere. In una recente pronuncia, la Corte di Cassazione ha evidenziato che Askatasuna avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio “laboratorio di sperimentazione” per quanto riguarda le violenze, confermando così la sussistenza di un’organizzazione stabile che ha dimostrato di essere operativa in più ambiti».

 

 

 

A Piantedosi dà ragione anche il governatore del Piemonte, Alberto Cirio: «Da sempre sono il primo a difendere la libertà di chiunque di esprimere il proprio pensiero, qualunque esso sia, però deve essere fatto quando viene garantito il presupposto della legalità che è per me fondamentale'. Da quattro anni vivo sotto scorta per le minacce ricevute che si è riscontrato arrivassero da ambienti dell'area antagonista - ha aggiunto - per cui non so se sono la persona più indicata per dare un parere su questo, dico soltanto che se non c'è legalità non ci deve essere alcuna libertà», ha concluso.

Stona ancora di più la voce del Pd, che proprio non riesce a recidere quel cordone ombelicale con Askatasuna. Il segretario Pd del Piemonte, Domenico Rossi arriva ad elogiare l’amministrazione comunale: «Il sindaco Lo Russo, la sua giunta e la maggioranza hanno fatto una scelta coraggiosa che guarda al futuro. C’è una visione che punta sul dialogo, il rispetto della legalità e l'amministrazione condivisa attraverso il coinvolgimento di un gruppo di cittadini che valorizzerà uno spazio importante per la città». Che il bene comune nella città di Torino debba essere affidato a chi fa della violenza il proprio biglietto da visita è qualcosa che è davvero insopportabile. Ma è conseguenza del nuovo corso di un Pd che ha deciso di abbracciare le bandiere dell’estremismo più pericoloso. 

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