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Stupro di Catania? Toh, cosa "scorda" Laura Boldrini: ecco cos'è la sinistra

Alessandro Gonzato
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Shh, silenzio. “Non una di meno”, e non una parola sui responsabili dello stupro di Catania. Di più: nelle ore in cui è emersa la violenza sessuale di gruppo di cui sono accusati sette egiziani – vittima una 13enne – l’associazione femminista e transfemminista ha lanciato la manifestazione dell’8 marzo contro «la violenza patriarcale strutturale radicata nel sistema capitalista e razzista che ci opprime, ci sfrutta, che si nutre di diseguaglianze e gerarchie».

Un attimo: gli stupratori (tecnicamente presunti) sono nordafricani, e «la violenza patriarcale» è «radicata nel sistema razzista». Queste pseudo-femministe hanno il senso del rùmor. C’è dell’altro, perché la protesta dell’8 marzo sarà anche contro il governo dei “razzistacci”, e sarebbe stato strano il contrario: «Questo», hanno detto durante la loro assemblea nazionale di Bologna, nel fine settimana, «deve essere uno sciopero di forte opposizione alla Meloni. Questo governo ha varato una legge di bilancio molto ideologica, che avrà ricadute terribili sulle nostre vite di donne, persone migranti e queer». Rilanciano: non solo i «femminicidi», ma anche i «transicidi non sono casi isolati, ma il prodotto del patriarcato».

 

 

 

L’INQUISIZIONE

Sabato sera, dopo “l’assemblea plenaria”, le Torquemada dell’uomo bianco ed elettore di destra si sono prodigate in una “passeggiata arrabbiata” per il capoluogo emiliano, momento che ha preceduto un “secret party” di cui ovviamente non possiamo riferire. Le paladine fucsia erano scese in strada anche dopo l’omicidio della povera Giulia Cecchettin, e anche allora avevano urlato contro la premier, Salvini, gli xenofobi di Fratelli d’Italia e della Lega, si è salvata Forza Italia perché purtroppo Berlusconi non c'è più. «Potete parlare dello stupro di Catania?», chiede all’associazione qualche povero illuso, sui social. “Non una di meno”, nella sua assise, ha tuonato contro le camicie nere che a Palazzo Chigi devono «prendere posizione contro quello che sta avvenendo in Palestina». Giusto: perché “Non una di meno”, sempre in difesa delle donne – si capisce – ormai è solita sfilare pure in difesa degli uomini che le donne in certe zone del mondo le trattano peggio delle bestie. Bocciate all’esame di coscienza, oltre a quello di conoscenza.

 

 

 

Attenzione, sui fatti di Catania spunta una dichiarazione del Pd. È di Lara Torrisi, un’attivista locale: «Adesso le violenze vengono strumentalizzate. Si sta dando una lettura xenofoba che noi respingiamo, è solo un’altra forma di violenza». Capito? Adesso, non prima, le violenze vengono strumentalizzate. Poi c’è la Schlein – eccola Elly– alla quale lo staff deve aver consigliato di parlare meno, e lo capiamo. Solo che non devono averle detto che se dopo l’uccisione della Cecchettin commessa da un criminale italiano urli che «serve consapevolezza per sradicare la cultura patriarcale di cui è imbevuta la nostra società» - oltre a molto altro - dopo tre mesi per un fatto altrettanto brutale non puoi tacere, altrimenti a qualcuno viene il sospetto che l’hai fatto perché di mezzo ci sono degli immigrati arrivati clandestinamente. Maligni. Che poi, ignorando i consigli di chi le cura la comunicazione – ma non l’abbigliamento – in questi giorni Elly ha commentato di tutto: Sinner, Orbán, poi ha pubblicato su Facebook le sue “tappe elettorali”, e manca solo il Festival di Sanremo, ma non dubitiamo che qualcosa sui Ricchi e Poveri le esca, tipo “Nel mio futuro che cosa c’è?/ Sarebbe bello se fossi un re/ Così la bionda americana/ Osi innamora o la trasformo in rana”.

Il Pd però non canta. Tra le pochissime eccezioni, oltre alla Torrisi, la dem Laura Boldrini, soprano di vaglia, che si è lanciata nel solito acuto. Su “X” (il vecchio Twitter) ha intonato che «il patriarcato, la legge del maschio prevaricatore non conosce né età né latitudine. Bisogna agire e agire in fretta», ha aggiunto, «oltre il piano della sola repressione». Vuole rieducare le giovani risorse egiziane con un corso di musica? Riportiamo solo il primo delle decine dei commenti sotto il suo messaggio: «Manca un dettaglio», ha contestato Next Owner, «stupratori egiziani, un reato su 3 (le violenze sessuali sono il 40%, ndr) è commesso da stranieri, che sono l’8% della popolazione. L’immigrazione fuori controllo avvallata dal Pd per decenni ha prodotto un disastro. Non potete parlare».

 

 

 

LA VERGOGNA

Mentre scriviamo, due giorni dopo lo scoppio del caso, batte un colpo la senatrice dem Valeria Valente: «La destra di governo deve vergognarsi», strepita. «Il branco in questo caso è di egiziani, ma in moltissimi altri casi è stato composto da giovani italiani, italianissimi, come a Palermo e a Caivano. Fatti e dati che anche la destra conosce, ma che finge di dimenticare per tentare di accendere un allarme migranti che non esiste». Già. Il silenzio quasi di tomba dei democratici ha scatenato alcuni esponenti di centrodestra. Il deputato leghista, l’avvocato Simonetta Matone, è stata tra i più duri: «Sorprende la presa di posizione del Pd: il nulla elevato all’ennesima potenza. Non vorremmo pensare che per qualcuno esistessero criminali di serie A e altri di serie B, o peggio ancora violenze che meritano ferma condanna mentre altre possono restare nel dimenticatoio». Un’altra leghista, la presidente della commissione Diritti umani al Senato Stefania Pucciarelli, ha parlato di «vergognoso silenzio» dei dem. No, dai, non è giusto! In fondo anche Sandro Ruotolo, il “baffo armato” della Schlein, ha parlato. Certo, di «Tele-meloni» e del sit-in democratico di protesta, domani davanti alla Rai. Quando i dirigenti saranno tutti a Sanremo. Il solito tempismo. Si può dare di più/ Senza essere eroi/... ma di certo si può, dare di più...

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