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Il fantasma di Gallipoli: chi è quest'uomo, storia sconvolgente

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Lì per lì ti viene quasi da ridere. Sono storie, tante storie, troppe, al limite: con risvolti che si prestano alla battuta e ti fanno increspare le labbra. Da-non-credere. Ma se ti fermi un attimo e pensi a quello che c’è dietro, alla disperazione di chi le vive sulla sua pelle, alla paura, al tormento, da sogghignare c’è ben poco. C’è niente. Stalker impazziti, stalker esasperanti, stalker fuori controllo.

Come l’uomo di Gallipoli, quello vestito da fantasma, che “infesta” (appunto) le notti di una signora pugliese, le si presenta sotto casa, a mo’ di spettro, un telo bianco come nelle barzellette, furtivo, manco sta sul marciapiede, si muove trascinando dietro quel lenzuolo immacolato, spunta da dietro l’angolo, scaglia una grossa pietra contro una finestra, ne infrange il vetro, e si dilegua cercando (con fare suo) di scomparire nelle tenebre. C’è tanto di video, dura pochi secondi, l’ha registrato la figlia della donna, a mezzanotte e 36 minuti del 9 febbraio, è sui social.

Un fantasma, una maschera. Eccolo, quel sorriso beffardo. Dopotutto-è-carnevale. Ma è carnevale un piffero per quella famiglia asserragliata in casa, per quella vittima designata che non ne può più: che è da giugno che viene «stalkerizzata e minacciata e calunniata e diffamata e privata della sua libertà a causa di una relazione finita e non condivisa» (sono le parole della figlia). Per quella signora che a ottobre si è sentita dire «ti sfregio con l’olio bollente» e «ti ammazzo per strada» da un ex compagno che non è affatto un fantasma, è un delinquente in carne e ossa, pure denunciato ai carabinieri.
Un italiano su dieci è vittima di stalking, secondo il Rapporto Italia 2021 dell’istituto di ricerca Eurispes si tratta del 9,3%. Una percentuale in crescita (è salita dell’1,4% rispetto all’anno della pandemia) e colpisce le donne tre volte di più degli uomini, con fasce d’età interessate che vanno dai diciotto ai 64 anni. Aumentano anche le denunce (e questo è un bene), ma dentro, dentro il calderone degli esposti e delle querele, c’è davvero di tutto.

Ché poi non esiste una classifica della “pazzia” e forse parlare di “pazzia” è quantomeno improprio: chi definisce quante sono le telefonate accettabili a una donna per non passare da molestatore, chi quantifica il numero degli squilli al citofono per non essere tacciato di atti persecutori, chi identifica le corrette modalità di un cuore spezzato per non superare i limiti della decenza? Di certo, però, il giovane sudanese che in una notte sola ha tempestato con 1.486 chiamate l’educatrice che ha incontrato a un progetto per l’accoglienza (Cuneo, ieri) ha passato il limite. Di certo l’ha fatto anche l’ex che si è letteralmente attaccato al campanello della sua non più compagna, ubriaco fradicio, al punto da svegliare mezzo quartiere (Firenze, a gennaio) e di certo s’è beccato una denuncia per stalking l’innamorato non corrisposto che ha riempito di lettere d’amore, dediche e poesie la sua Beatrice, le ha tappezzato anche il parabrezza dell’auto, nel Veronese, nel 2015.

 

GLI ALTRI CASI

Intendiamoci, una certa dose di “follia” è insita nella stessa definizione di stalker: perché non è “normale” insistere, non è “normale” non rassegnarsi, non è “normale” intimidire e intimorire e spaventare. Però, come dire, c’è qualcuno che passa il segno più di altri, che sembra quasi irreale da quanto è sopra le righe e che non per questo, tuttavia, deve essere considerato con meno attenzione. L’incubo, per chi sta dall’altra parte, è uguale. Se non maggiore. Lo è per l’ex moglie che s’è sentita dire al nuovo compagno, mentre passeggiava con lui, da quel marito che non vive più con lei: «Ti mangio vivo» (Ancona, in questi giorni, a processo c’è un operaio albanese di 37 anni); lo è per la donna del Canavese che prima ha visto il suo ex finire al gabbio per una vicenda che non la interessava per niente e poi ha subito minacce e tormenti mentre lui era ancora in prigione e che per questo si è preso una condanna a altri sei mesi di galera (marzo del 2023); lo è per la ragazza del Ferrarese (era il novembre scorso) che ha dovuto fare i conti con la sua cittadina ricoperta di volantini offensivi nei suoi confronti, uno peggio dell’altro, spiattellati ovunque, alla mercé di turisti e passanti, amici e conoscenti. Nel gennaio passato a una cameriera di Roma è gelato il sangue quando un uomo che s’era invaghito di lei, in un delirio di onnipotenza, le ha sibilato in faccia: «Ti farò sparire, io sono dio». E a Torino, perché esiste anche lo stalking condominiale e non è meno grave di quello individuale, una mamma “accusata” dai vicini di non saper tenere a bada il proprio figlioletto quando piange, s’è ritrovata la testa mozzata di una gallina nella buca delle lettere. Episodi surreali, d’accordo. Ma da non prendere sottogamba. 

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