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Genova, aggredito il rettore dell'università: la violenza dei collettivi rossi

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Daniele Dell'Orco
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Com’era prevedibile, i collettivi studenteschi dell’Università La Sapienza hanno trasformato la loro ennesima protesta pro-Palestina di lunedì sera in violenze contro istituzioni e forze dell’ordine. Due sere fa gli studenti di “Cambiare Rotta” avevano occupato il rettorato dell’Ateneo romano in vista del Senato accademico di ieri, programmando più o meno in contemporanea un “Controsenato accademico” nell’aula magna del Rettorato occupato.

In risposta, gli agenti di polizia hanno adottato la linea della fermezza senza incappare nelle provocazioni, schierandosi davanti all’ingresso per bloccare temporaneamente l’accesso agli altri studenti che accorrevano. Ne è nato uno scontro con urla, spintoni, cori e lanci di oggetti contro la polizia. Il collettivo universitario, sostenuto da “colleghi” antagonisti del collettivo Gkn, ha iniziato le solite lamentele sostenendo che alcuni studenti fossero stati «malmenati e spintonati»: «Ci hanno chiamati violenti quando da Pisa a Firenze a Roma negli ultimi anni siamo stati manganellati ripetutamente nei nostri atenei e nelle nostre città. La ministra di recente ha persino detto che bisogna “distinguere chiaramente tra manifestanti e studenti”, “tra frange violente e studenti”, come se il vero studente fosse quello che non manifesta mai, che non si azzarda ad alzare la testa quando qualcosa non gli sta bene», è stato l’accento vittimista degli antagonisti. «Questo è il clima di repressione nel Paese contro chi alza la voce contro i crimini di Israele».

 

 

 

Il tentativo palese di mettere pressione sugli agenti e sul governo Meloni dopo i fatti di Pisa e Firenze si è però tradotto in un nulla di fatto. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha subito preso le difese della rettrice Annamaria Polimeni, del rettore Federico Delfino, aggredito dallo stesso collettivo all’Università di Genova, e degli agenti di polizia: «Sono azioni squalificanti che vanno ben oltre la libera manifestazione del pensiero o la protesta pacifica. Le Università non sono zone franche dove si possono mettere in atto intimidazioni o compiere reati - dice il Ministro -. La violenza che alcuni collettivi stanno imponendo all’intera comunità accademica è intollerabile e vede come principali vittime proprio gli studenti. Condanno fermamente quanto sta accadendo e ringrazio le forze dell’ordine per il loro sostegno».

Dopo le scaramucce del mattino, gli studenti sono partiti in corteo attraversando il vicino viale Regina Elena con lo sventolio di bandiere della Palestina, accompagnati dagli agenti in assetto antisommossa: «Vogliamo semplicemente parlare con la nostra rettrice», la loro richiesta. Per nulla diplomatica però, visto che la rettrice Polimeni da mesi vive in una sorta di stato d’assedio. Il Collettivo «chiede», o per meglio dire pretende, che La Sapienza non parteci al bando Maeci (Ministero per gli affari esteri e la cooperazione internazionale) 2024 Italia-Israele, come accaduto a Torino, e rescinda gli accordi con «aziende belliche» (Leonardo spa) e le università israeliane, come quella di Haifa, «complici del genocidio in corso». Alla rettrice chiedono infine le dimissioni dal comitato tecnico-scientifico di “Med-Or”.

 

 

 

La stessa Polimeni è poi intervenuta in prima persona rispondendo alle proteste: «In riferimento alle richieste avanzate da alcuni studenti che hanno occupato nelle ultime ore alcuni ambienti del Rettorato, nel ribadire la più ferma condanna di ogni forma di violenza e di azione illegale e antidemocratica, l’Ateneo è disponibile, come sempre è stato, a portare in discussione eventuali istanze della Comunità studentesca, purché queste giungano in modo condiviso attraverso la propria rappresentanza negli Organi e non ledano i principi democratici e i diritti e le libertà altrui» ha affermato Polimeni. Gli studenti che occupavano il Rettorato hanno infine sciolto ufficialmente l’occupazione dopo il corteo improvvisato («Abbiamo dormito in aula magna e non intendiamo andare via da qui finché non avremo risposte», avevano detto in mattinata) mentre il Senato accademico si è svolto regolarmente in una sede distaccata proprio in viale Regina Elena. Il 9 aprile è previsto un nuovo presidio sotto al Ministero degli Esteri.

 

 

 

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