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Milano, assalto alla polizia: volante circondata da 40 immigrati

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Massimo Sanvito
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Sono le 18.30 di sabato in piazzale Gabrio Rosa, quartiere o meglio ghetto del Corvetto, a Milano. Periferia di caseggiati popolari consumati dal degrado e dalle occupazioni abusive, di minimarket etnici che fanno da collettore perfetto per balordi e pregiudicati, di spaccio h24. Un marocchino, 28 anni, si avvicina a un egiziano, 37 anni, e gli chiede qualche moneta. «No, non ho nulla». Una risposta che scatena la furia: volano pugni e schiaffi. Per una semplice casualità, proprio in quei minuti una volante del commissariato Mecenate attraversa la piazza. La vittima la ferma, racconta agli agenti l’aggressione che ha subito e indica quel balordo che sta provando a scappare. Ma la presenza della polizia, a queste latitudini, è come benzina sul fuoco: delinquenza di strada e odio anti-divise vanno di pari passo e si coagulano a formare un magma incandescente. Una banlieue in salsa meneghina dove i danni dell’immigrazione clandestina si contano giorno dopo giorno. E così, non appena i poliziotti si indirizzano verso di lui, il marocchino si oppone all’identificazione e si fa ancora più aggressivo (sarà indagato a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale).

È in quel momento che per strada si raduna una quarantina di persone, tutti nordafricani residenti senza titolo nei casermoni popolari del Corvetto e assidui frequentatori dei locali gestiti da asiatici e aperti tutta la notte. Sembrano spuntare dal nulla. Accerchiano la volante per sottrarre il 28enne a un eventuale arresto e all’improvviso una 37enne, anche lei marocchina, prende una bottiglia di vetro e colpisce sulla nuca l’egiziano già picchiato qualche minuto prima per aver rifiutato l’elemosina. I toni, già accesi, si incendiano. I poliziotti chiamano rinforzi e a supporto arrivano altre cinque volanti, oltre ai Carabinieri e ai vigili. Il cofano di un’auto della polizia prende addirittura fuoco ma nulla c’entrano i rivoltosi. Semplice surriscaldamento. «Li ho visti che sfottevano la polizia, in gruppo si sono messi in posa per filmarsi e fotografarsi con l’auto a fuoco sullo sfondo e facevano il dito medio ridendo in faccia ai poliziotti. In quel punto la Polizia dà fastidio agli spacciatori che operano giorno e notte», racconterà un residente della zona. Una volante avvolta dalle fiamme, per le gang (baby o meno) dei ghetti di periferia, è accolta come una grande festa. Ma gli agenti, in quel gran caos, mantengono il sangue freddissimo e riescono, non senza fatica, ad arrestare la donna che cerca di opporsi a suon di ginocchiate. Dovrà rispondere di lesioni aggravate (l’egiziano, accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, ha infatti ricevuto una prognosi di sette giorni) e resistenza a pubblico ufficiale. «C’è un senso di impunità altissimo ed è sempre peggio: questa è terra di nessuno. Si tratta di episodi ormai molto frequenti e quindi va dato un segnale. I colleghi rischiano di farsi male, servono tutele per chi lavora per strada», commenta a Libero Massimiliano Pirola, segretario provinciale del sindacato Sap. Il Corvetto – dove non più tardi di fine marzo un egiziano (aiutato da un’italiana) ha rapinato un connazionale colpevole di avergli chiesto una sigaretta in pieno Ramadan, per poi arringare all’assalto della Polizia i soliti nordafricani habitué della solita piazza col solito obiettivo di evitare le manette – è una polveriera. «Piazzale Gabrio Rosa è una zona franca. La polizia passa a fare controlli ma servirebbe uno stazionamento fisso. Ultimamente si è stabilito qui un food truck che fa kebab, gestito da maghrebini, che è diventato il raduno fisso di 20/30 persone, che vengono anche da fuori, poco raccomandabili.

 

 

Fino a notte inoltrata, in barba a ogni regola...», racconta un cittadino. «È ora di cacciare tutti gli abusivi dalle case popolari che ci rendono la vita invivibile tra violenza, spaccio e reati vari. E rimpatriarli subito. Non è possibile essere lasciati in un degrado simile con la connivenza comunale», aggiunge un altro. Le chat di quartiere sono bollenti. E la questione, chiaramente, si fa anche politica. «Questi fatti gravissimi, che vedono sempre protagonisti immigrati, continuano a susseguirsi nel silenzio del Comune di Milano, che ora però deve cominciare a intervenire senza più far finta di nulla. Vige uno stato di impunità tremendo, purtroppo. Serve quindi un presidio fisso della Polizia Locale», dice Davide Ferrari, consigliere della Lega nel Municipio 4 di Milano. Sempre a fine marzo, due giorni dopo il primo assalto del Corvetto, in via Padova – altra periferia multietnica elevata a modello dalla sinistra – una volante era stata accerchiata da immigrati e antagonisti e gli agenti erano stati accolti dal lancio di bottiglie e bidoni dell’immondizia mentre osavano arrestare un 17enne algerino esperto in furti di orologi. L’escalation anti-polizia, a Milano, non ha fine. 

 

 

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