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Esercito, anniversario col "botto" dei caccia e delle forze speciali

Marco Petrelli
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Il 163° Anniversario di fondazione dell’Esercito Italiano si chiude con il botto quando una coppia di Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica Militare neutralizza una “base ostile” appena evacuata dalle Forze Speciali dell’Esercito: IX Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, 185° Reggimento RAO, 4° Alpini paracadutisti ranger con l’appoggio di elicotteri del 3° Reparto Supporto Operazioni Speciali “Aldebaran”.

Un finale eccezionale, con tanto di esplosione, che chiude una lunga cerimonia molto partecipata, seppur funestata dal mal tempo che non ha permesso ai tanti ospiti civili di godere appieno della cittadella militare allestita ai margini dell’Ippodromo “Gen. c.a. Pietro Giannattasio” a Tor di Quinto. Meteo a parte, la presenza delle più alte cariche dello Stato, il Ministro della Difesa Guido Crosetto ed il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha reso onore alla più antica forza armata del nostro Paese.

 

 

 

In piedi su un Iveco VM 90 in livrea mimetica, il Primo ministro (che non è intervenuta durante né a margine della cerimonia) ha passato in rassegna una brigata di formazione con militari in uniforme storica ed in rappresentanza dei reparti che quotidianamente servono l’Italia. Un’immagine che simboleggia la volontà di coniugare la tradizione militare alle sfide del presente e del futuro.

E’ proprio sulle nuove sfide che si concentra l’intervento del Capo di Stato Maggiore gen. Carmine Masiello: “In situazioni come quella attuale, il tema centrale è che la sicurezza si estrinseca nell’avere un Esercito attrezzato per un ventaglio di scenari in sinergia con le Forze Armate sorelle e in armonia con le altre articolazioni dello Stato e tutti gli attori nazionali e internazionali a vario titolo coinvolti. È necessario, pertanto, un vero e proprio cambiamento culturale a tutto campo, nel quale l’innovazione diventi l’attività vitale dell’Esercito”.

Ringraziando il personale schierato, il Ministro della Difesa ricorda afferma: “siete persone normali che ogni giorno indossano la divisa con onore, rappresentando e difendendo lo Stato, la Repubblica e le Istituzioni democratiche. Dovete ricordarlo voi, ed esserne fieri, come deve ricordarlo chiunque, non solo oggi, ma anche quando vi vedono operare in una stazione, in mezzo alla gente, in operazioni di pace, di stabilità e di sicurezza in Italia o all’estero. È necessario che lo ricordino sempre tutti per ringraziarvi per tutto quello che fate al servizio del Paese”.

 

 

 

Crosetto non dimentica il mutamento dello scenario geopolitico, in particolare delle missioni internazionali. E ricordano l’Afghanistan ed il contributo importante dell’Italia in ambito NATO, ammette vi sia una differenza fra quel teatro e ciò che il presente richiede all’Esercito ed alle altre forze armate.

La situazione ucraina non viene mai esplicitamente citata nel corso della cerimonia. Vale però la pena riportare quanto rilasciato dal capo di SME a Rinaldo Frignani del CorSera, in una intervista ripresa dagli organi di stampa: “Non siamo in guerra”, aggiungendo: “siamo in una competizione che definiamo 'sotto soglia', quindi senza superare mai certi limiti, un confronto ibrido che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni paesi e agevolarne altri" E ancora: "Saranno anni di grande crisi, meglio farsi trovare preparati. A oggi l’organico non è sufficiente, i due scenari di guerra ci insegnano che serve la massa, perché le forze si logorano e vanno rigenerate”.

La cerimonia si è conclusa con una spettacolare carica a cavallo dello Squadrone storico del Reggimento Lancieri di Montebello (8°) e con una esibizione della banda del 1° Granatieri di Sardegna, che con le sue note ha accompagnato il congedo dal palco d’onore di Meloni e di Crosetto.  

Testo e foto di Marco Petrelli

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