Cardinale Zuppi, solidale coi precari degli altri: ma a Tv2000 nessuna carità
Dunque, quando i lavoratori non sono quelli che paga lui, il compagno presidente della Cei, cardinal Matteo Maria Zuppi diventa, tutto d’un tratto, assai sensibile e solidale. Così, mentre a Tv2000, emittente di cui la Cei è l’editore, decine di precari giornalisti professionisti, autori e consulenti vari, molti dei quali partite Iva con contratti continuativi in essere da oltre 10 anni – si sono visti recapitare la richiesta di firmare una transazione capestro con cui rinuncerebbero a qualsiasi pretesa/diritto acquisito nel pregresso rapporto di lavoro con l'azienda in cambio del munifico versamento di 500 euro; mentre, insomma, sotto le sante antenne si fa strame di ogni fondamentale diritto dei lavoratori, il cardinale Zuppi veste la fulgida cotta argentata da difensore degli umili e degli oppressi e si lancia senza timore alcuno in soccorso dei lavoratori della Mozarc Bellco, società del settore biomedicale di Mirandola (Modena) che il 12 giugno ha annunciato la chiusura dell’attività di produzione di filtri e monitor per la dialisi cronica degli adulti, con il licenziamento di 300 dipendenti diretti su 500 e la perdita del lavoro per altri circa 50 interinali.
«La solidarietà è con voi, con i lavoratori di Mozarc Bellco di Mirandola», ha detto il presidente della Cei in un videomessaggio ai lavoratori in presidio davanti allo stabilimento dell’azienda. «Per quello che possiamo, la solidarietà della Chiesa è piena. L’augurio è che si possano trovare le soluzioni, ci sono, bisogna trovare le soluzioni», ha continuato con calore il cardinale. «A volte con pazienza, con solidarietà, sapendo che la precarietà è quanto di peggio ci possa essere, anche come investimento per il futuro. Ci auguriamo che le parti sociali riescano a trovare gli accordi e a dare le garanzie, a guardare con speranza al futuro. Sentiteci vicini».
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Sante parole, che di certo avranno fatto piacere ai precari della Mozarc Bellco di Mirandola. Chissà, invece, cosa ne avranno pensato gli altrettanto precari collaboratori di Tv2000. I quali, nei giorni scorsi, hanno diffuso una nota per denunciare il ricatto cui sono sottoposti. Nella proposta di transazione recapitata dall’azienda si fa riferimento a «generiche rivendicazioni» in merito ai compensi pattuiti che, in realtà, non sarebbero mai state avanzate dai lavoratori. E per chiudere questa inesistente controversia, l’editore della Cei si dice generosamente disposto a versare 500 euro in cambio della rinuncia a qualsiasi altra pretesa nel rapporto di lavoro con l’azienda. Ovviamente, l’accoglimento della transazione è la condizione sine qua non per poter firmare il rinnovo del contratto. Vale a dire che, se tra un anno, Tv2000 decidesse di non rinnovare loro il contratto, questi lavoratori (alcuni con molti annidi militanza, con famiglia e non più giovani) non potrebbero far altro che raccogliere baracca e burattini e levare il disturbo. E tanti saluti alla «solidarietà» e «agli investimenti per il futuro» tanto cari a Zuppi.
«Oltre a questo», lamentano i precari dell’emittente Cei «bisognerebbe sottolineare che stiamo parlando di un’azienda - Rete Blu S.p.a., cui fanno capo Tv2000 e Radio in blu - finanziata con i denari affidati ai vescovi italiani, soldi che si suppone dovrebbero trovare un impiego “etico”, mentre l’azienda sta seguendo, verso i suoi collaboratori, criteri che fanno carne di porco dei diritti dei lavoratori».
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L’ORIGINE DEI DENARI
Già, i denari affidati ai vescovi. Rete Blu, l’azienda a cui fa capo Tv2000, costa 40 milioni di euro, dei quali almeno 36 li mette nel piatto la Cei. Da dove prendono i vescovi quei denari? Non abbiamo dubbi che non siano in alcun modo attinti dai fondi dell’8 per mille versati dai fedeli per finanziare le opere di carità della Chiesa: si tratterebbe di uno scandalo nello scandalo, inaccettabile agli occhi dei fedeli che finanziano generosamente la sposa di Cristo, ma anche a quelli della Santa Sede che in questi anni ha fatto della difesa dei più deboli un punto fisso della sua predicazione. Resta, però, il legittimo interrogativo sull’origine delle risorse con cui la Cei gestisce la sua tv, soprattutto se la gestione si ispira a simili esempi di carità. Tanto splendida e illuminata quando è rivolta alle altrui disgrazie, quanto misurata e piccina quando in ballo ci sono i casi propri. Ma si sa, sono tutti bravi a fare i solidali con i lavoratori altrui.
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