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Vipere, vespe e ragni: veleno e crepacuore, gli insetti che ti mandano in ospedale

Claudia Osmetti
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Ragni, vipere, vespe, orsi, meduse. Pure squali (però non da noi, almeno quelli). La vacanza in relax, attesa da mesi, lontana dall’ufficio, fuori città, magari immersa nella natura. Ecco, forse un po’ troppo. È che non siamo più abituati. Oppure non ce lo ricordiamo più, che il mondo mica è solo nostro. Cioè che ci sono anche loro. Gli animali. Quelli addomesticati sì, più o meno di compagnia. Ma anche quelli selvatici. Che vivono nel bosco o in mare aperto (e da un certo punto di vista di differenza ce n’è zero), che se te li trovi davanti prevale l’istinto di sopravvivenza. Il loro. Vedi il caso dell’orsa di Dro, nell’Alto Garda, che la settimana scorsa ha aggredito un turista francese di 43 anni: si è sentita in pericolo.

O prendi il ragazzo di vent’anni che venerdì, a Ponte di Legno, nel Bresciano stava facendo un’escursione su un sentiero quando l’ha morsicato una vipera: il giovanotto, che è sveglio e soprattutto ha i nervi saldi, ha chiamato i soccorsi e se l’è cavata con un’altra puntura (quella dell’antidoto, ’stavolta), ma il serpente l’ha attaccato perché ha percepito un rischio. E, comunque, vuoi mettere la paura? La stessa paura che deve aver provato il carabiniere 52enne di Palermo che, a inizio mese, dopo aver fatto piccoli lavori di giardinaggio in campagna, ha notato una caviglia stranamente arrossata: a lui è andata decisamente peggio dato che è morto, dopo circa una settimana di cure in ospedale, perché a morderlo era stato un ragno violino, ossia un particolare tipo di ragno velenoso.

 

 

Escursioni, gite (spesso persino improvvisate e senza l’attrezzatura adeguata), scampagnate: d’accordo. Ma stiamo attenti. Non ce l’hanno con noi gli animali, men che meno quelli selvatici che vogliono solo starsene in pace per i fatti loro, però vaglielo a spiegare. Nel Torinese, a Port Canavese, il Comune ha avviato una compagna di segnalazione e sensibilizzazione per la presenza delle vipere (che, tradizionalmente, con la stagione calda escono: se ci aggiungi che questa è anche particolarmente piovosa occorre tenere gli occhi aperti due volte). Della serie: vietato indossare sandali o ciabatte, piedi nudi nemmeno in cartolina e meglio prediligere scarpe alte e calzini. Pure spessi.

La “minaccia” non arriva solo strisciando, tuttavia. Spesso arriva ronzando. Api, vespe, calabroni, bombi: secondo l’Iss, l’Istituto superiore di sanità, oggi anno sono circa cinque milioni gli italiani che vengono punti da un insetto; grazie al cielo la stragrande maggioranza di loro se la cava con poco (giusto un’escoriazione), ma il 10 per cento dei casi si complica e di questi alcuni arrivano persino al decesso. Sulla spiaggia di Crotone, in Calabria, sabato pomeriggio, un ingegnere di 47 anni ucraino, in vacanza nel nostro Paese, è stato inseguito da uno sciame di vespe.

Lui, purtroppo, è morto: però, attenzione, non per colpa di una puntura (l’autopsia sul cadavere ha confermato che non ne aveva ricevuta nemmeno mezza), ma perché gli ha ceduto il cuore. Non ha retto allo spavento. Gli è venuto un infarto perché lo sapeva che era allergico al veleno delle vespe, che rischiava uno shock anafilattico, che poteva mettersi male. Malissimo. Una tragedia che ha un po’ il retrogusto della beffa. Come ce l’ha quella dell’operaio di Sampierdarena, a Genova, che è morto cadendo nel vuoto, da un muraglione, oltre dieci metri d’altezza, a inizio luglio, nel tentativo di scappare a un animale che probabilmente lo stava inseguendo.

Forse un cane. O forse un cinghiale. Ci sono le meduse (sabato sera un bambino di nove anni è stato trasportato in codice giallo al nosocomio Gaslini di Genova dopo che è stato pizzicato mentre stava facendo un bagno nel mare; al lido di Camaiore, nella Versilia toscana, più o meno nelle stesse ore, un turista 50enne svizzero è stato soccorso mentre stava perdendo i sensi, è stato punto all’altezza dei testicoli) e ci sono anche gli squali (al largo di Port Macquarie, in Australia, mercoledì, un surfista di 23 anni è stato attaccato da uno squalo bianco di tre metri: ha perso una gamba che però è stata riportata sulla spiaggia dalle onde e si è parlato della possibilità di potergliela riattaccare). Il punto è che l’indole, l’impulso è connaturato con la natura animale: non ci puoi far niente. Puoi, però, prendere tutte le precauzioni possibili per evitare di trovarti in situazioni spiacevoli. Anche perché le ferie passate in ospedale non son ferie per niente.

 

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