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Napoli, benedizione e sermone: nella parrocchia il prete fa firmare i fedeli contro l'Autonomia

Alessandro Gonzato
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In una mano il turibolo, che oscilla e riempie l’aria di incenso. Nell’altra i moduli contro l’autonomia differenziata, che Andrea, il sagrestano, a fine messa fa firmare ai fedeli dentro alla parrocchia di San Giorgio Maggiore, a Forcella, nel cuore di Napoli. Di fianco alla chiesa c’è il gigantesco murale di San Gennaro. Le anime e le intenzioni di voto sono affidate a padre Carmelo, il quale indottrina i fedeli: «Tutti i vescovi del Sud sono contro questa riforma. E' giusto che non siano soltanto parole, ma atti concreti». Non fiori, ma opere di bene. Il don rilancia: «A settembre, se sarà necessario, metteremo anche un banchetto all’ingresso». Ora fa troppo caldo, anche perché a messa sono quasi tutti anziani.

LA TESTIMONIANZA

«Ero l’unico di mezza età», dice Ettore Molaro, lettore di Libero che ci ha segnalato il caso. «Se a chi è un po’ più in là con gli anni il prete dice che il Nord vuole rubare i soldi al Sud, beh capisce che le persone vengono influenzate. Le sembra normale che un sacerdote prima della benedizione inviti a firmare contro una riforma del governo?». Ettore di solito frequenta un’altra parrocchia, ma domenica, alle 11,30, era alla funzione di San Giorgio Maggiore. «Pensi che il prete ha avuto il coraggio di dire che in quella chiesa non si fa politica, ma dato che la Conferenza Episcopale si era espressa contro la legge, allora chi voleva poteva passare dal sagrestano a firmare. Mi ha fatto sorridere: cosa vuol dire allora fare politica? Me ne sono andato prima della benedizione».

La Campania primeggia tra i contrari alla storica riforma leghista: più di 90mila firme digitali sulle 500-600 finora raccolte. All’ingresso della chiesa, su una bacheca che ricorda i tazebao, sono affissi gli orari delle messe. Appena sopra c’è il manifesto ufficiale del fronte che vuole il referendum per bocciare la riforma: “L’autonomia divide l’Italia e danneggia sia il Sud che il Nord”; “Impoverisce il lavoro”; “Compromette le politiche ambientali”. E ancora, in rosso, “L’autonomia smantella il welfare universitario”; “Penalizza i comuni e le aree interne”; “Aumenta la burocrazia e complica la vita delle imprese”. Infine “Frena lo sviluppo”.

 

 

 

Torniamo al nostro lettore: «Da cattolico la cosa mi ha indispettito, non esiste che la Chiesa si occupi di certi argomenti, ho ritenuto giusto segnalare questo fatto. E' ovvio», ripete, «che molti anziani credano a ciò che gli dice il parroco, soprattutto quando c’è tanta disinformazione. Sta passando il concetto che è una legge contro il Sud, contro il meridione, quindi hanno gioco facile». Ma cosa dicono al Sud il Pd, i 5Stelle e gli altri partiti di sinistra: su che argomenti puntano? «Il discorso è molto semplice: dicono che “ci tolgono i soldi per darli alle Regioni del Nord”, la mettono giù in modo molto elementare, perché mirano a impressionare le persone più in difficoltà economica. Mi sono indignato, uno può avere le idee politiche che vuole, ci mancherebbe, ma la religione non dovrebbe intromettersi, mi sembra assurdo».

Ettore è un elettore di centrodestra. Campano e favorevole all’autonomia differenziata: «Lo sono per una questione di responsabilità, che chi amministra i territori deve assumersi. Uno come il governatore De Luca, invece di distribuire soldi a destra e a manca per questioni di poco conto, dovrebbe gestire meglio il denaro pubblico. Io sono convinto che il Sud abbia la capacità di viaggiare allo stesso ritmo del Nord».

 

 

 

AVANTI POPOLO

Corrado Gabriele, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista, collabora con la parrocchia per le attività sociali. È stato tra i primi, riporta Repubblica, a parlare della raccolta firme a don Carmelo: «Il divario tra le diverse regioni, per esempio sul tema dell’occupazione», sottolinea Gabriele, «resterà irrisolto. Ma con l’autonomia», aggiunge, «si vanifica anche il grande investimento del Pnrr. Pensiamo a tutte le risorse per la sanità...».

A inizio anno, quando la riforma doveva ancora essere approvata, era stato l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, a lanciare il grido: «Dico no all’autonomia differenziata, che al Sud porterà solo nuove ingiustizie (...) L’egoismo dei ricchi resi spesso tali dall’intelligenza dei meridionali, da quel Sud terra di esodi, svuotato progressivamente delle sue fondamentali ricchezze depredate e coperte da fiumi di inganni e false promesse, ancora ci mortifica». La messa è finita: firmate in pace.

 

 

 

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