Andrea Sempio, "ecco dove guarda": la rivelazione in un video

di Roberto Tortoravenerdì 23 maggio 2025
Andrea Sempio, "ecco dove guarda": la rivelazione in un video
2' di lettura

La giungla giudiziaria che è diventata il caso di Garlasco ha un unico condannato in via definitiva, Alberto Stasi, che spera ora in una riabilitazione dopo la riapertura delle indagini a carico di Andrea Sempio. La criminologa Anna Vagli, su “Il Giorno”, prova a tracciare un profilo comportamentale dell’uomo, che presenta molte ambiguità. La Vagli, a prescindere dalle ultime rivelazioni su scritti e post dell’indagato sulla vittima e su Stasi, ricorda anche una vecchia intervista di Sempio a Quarto Grado.

Nel momento in cui ha dovuto parlare del suo rapporto con la vittima, il linguaggio del corpo aveva detto molto di più delle parole, con lo sguardo abbassato e il volto contratto. Una tensione, secondo la criminologa, dovuta al timore di chi pensa che la propria versione possa sgretolarsi. Stesso copione in un’altra apparizione, stavolta a “Chi l’ha visto?”, di pochi giorni fa. Sguardo sfuggente, poco diretto, spesso rivolto in basso o spostato di lato, come a cercare una via di fuga. Tono di voce basso, monocorde, privo di emotività. Quasi una lezioncina imparata a memoria. Insomma, tra ciò che diceva e ciò che il corpo esprimeva non c’era una coerenza.

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Lo stesso Sempio ha affermato di essere un frequentatore della villetta dei Poggi in via Pascoli e di essere stato “ovunque” in quella casa. Le sue mani ferme e la postura del corpo chiusa, con il volto piatto hanno creato un “mismatch comunicativo” – sempre secondo la Vagli – cioè un indicatore rilevante nella lettura del comportamento umano. Non si tratta di menzogna, ma di astrazione e distanza tra ciò che si dice e ciò che si prova. Le parole non vanno col corpo. Rivela tanta incertezza in Sempio, più che menzogna. Fino ad oggi lui non è stato ancora accusato formalmente di essere l’assassino di Chiara Poggi, ma cammina su filo sottilissimo tra innocenza e reputazione, per un rapporto con la vittima ancora avvolto da ambiguità. Se il corpo non segue il racconto e resta immobile, allora è necessario di fare approfondimenti ulteriori. Il linguaggio del corpo, come si evince, racconta molto di più di mille parole ripetute dieci, cento, mille volte e ormai interiorizzato come un copione.

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