Verona, è incubo "maranza": l'ultima sfida folle

di Daniele Dell'Orcodomenica 8 giugno 2025
Verona, è incubo "maranza": l'ultima sfida folle
3' di lettura

Come se le altre realtà di mezza Europa non stessero a testimoniare la pericolosità di un fenomeno fuori controllo, addosso agli immigrati di seconda e terza generazione nella accogliente Italia siamo stati capaci persino di dipingere un fenomeno folkloristico. Ma se i benpensanti non se ne fossero accorta accorti, quella “maranza” non è più solo estetica da social, ma nuova grammatica della violenza giovanile. Bande di ragazzi con rasature fresche, zaini Louis Vuitton tarocchi, musica trap sparata dal telefono, che si muovono in branco tra stazioni, centri commerciali e piazze del Nord Italia, pronte a far scattare la scintilla per uno sguardo, una parola, una ripresa finita sui social. Non c’è militanza, non c’è appartenenza ideologica: solo un’urgenza di dominio, un bisogno feroce di imporsi, di «farsi vedere» e di prevaricare il «debole», il «figlio di papà» identificato nel coetaneo italiano in giro da solo o quasi. E quando esplode, la violenza maranza è rapida, teatrale, gratuita. Più che un’aggressione, una performance succedanea a quelle da palcoscenico che piacciono tanto alla sinistra di casa nostra.

FENOMENO IN CRESCITA
Nei quartieri periferici di Milano come Quarto Oggiaro, Giambellino o la Barona il dominio maranza non fa più notizia. Ma ormai nemmeno le scorribande nei quartieri bene. E da qualche tempo il modello viene esportato anche altrove. A Monza la prossima settimana è stato convocato un consiglio comunale straordinario sul tema visto che, solo negli ultimi mesi, si sono registrate risse con machete, aggressioni a ragazzini finiti in ospedale, palpeggiamenti in pieno centro, rapine con coltello, spaccio. A Como il Questore ha dovuto emettere Daspo urbani in risposta all’allarme criminalità maranza (ricevendo il plauso del Sottosegretario leghista agli Interni, Nicola Molteni). A Brescia il fenomeno è autoctono come a Milano. Ma siccome il franchise rende, i maranza stanno cercando di lanciare un’Opa anche in Piemonte e Veneto.

Nel primo caso contando sul terreno fertile preparato da centri sociali e ideologi dell’accoglienza; nel secondo caso provando a fare i vacanzieri nei weekend. Solo che una volta si faceva con borse termiche a tracolla, loro lo fanno col serramanico in mano. Domenica scorsa a Tesolo hanno circondato un giovane turista per rubargli il portafogli. Venerdì mattina hanno picchiato uno studente fuori dall’istituto Almerico Da Schio di Vicenza. Al 2 giugno, invece, risale l’ultima prodezza lacustre. Partiti in treno da Milano e Brescia, a Peschiera al loro arrivo - con qualche violenza commessa sul convoglio - hanno trovato ad aspettarli da un lato il presidio delle forze dell’ordine concentrato tra le spiagge di Peschiera e Castelnuovo, e dall’altro gli ultrà dell’Hellas Verona che li hanno presi a sberle. Uno scontro antropologico che sa di mito: icone post-millennial del disagio di periferia contro gente della curva, sottocultura storica e militante devota ai codici del gruppo e alla difesa del territorio. Non si odiano per caso: si riconoscono, si disprezzano, e sempre più spesso si sfidano, come a Modena e a Padova.

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LA SFIDA LANCIATA
Ma l’onta subita dai maranza per mano degli scaligeri ha lasciato il segno. Le immagini della carica dei primi sui secondi nel giorno della festa della Repubblica sono diventate virali. E sono comparse pure sul telefono di tal Don Alì, pugile torinese, noto sui social per le sue provocazioni. Autoproclamatosi leader del fronte maranza, ha lanciato un raduno a Verona l’11 giugno alle 12 davanti alla stazione. L’obiettivo? Sfidare gli ultrà: «Ci vediamo là per andare a cercare questi qua degli ultras di Verona. Come abbiamo fatto con gli Articolo 52 (il movimento di “vendicatori” nato a Milano in funzione anti-maranza, ndr), di cui ora non sentite più parlare». Nato in Marocco nel 2001 e conosciuto come “Krushi Bugna”, che suona come un incrocio tra una mossa di wrestling e un piatto tipico piemontese, ha fondato un progetto di pugilato underground per dare visibilità ai giovani fighter. A metà tra un influencer di strada e un santone da ring, riesce nell’impresa di passare da un post motivazionale a una story paralegale con la stessa disinvoltura con cui cambia felpa. Certo, annunciare un appuntamento per «andare a cercare» gli ultrà del Verona è un pizzico naif. Li troverà già lì.