Sindacati, ecco come spediscono gli operai a processo

di Michele Zaccardisabato 21 giugno 2025
Sindacati, ecco come spediscono gli operai a processo
4' di lettura

«Si vogliono processare e condannare uomini e donne che per vivere lavorano, pagano le tasse e tengono in piedi il sistema produttivo del nostro Paese». Come al solito, Maurizio Landini attacca il governo, ma dimentica di dire che, quei lavoratori, a occupare la tangenziale di Bologna, ce li ha mandati lui. O meglio, i leader locali del suo sindacato. Perché se il corteo organizzato ieri nell’ambito dello sciopero nazionale dei metalmeccanici si è trasformato in una fattispecie di reato, beh, la colpa è anche sua. Il segretario Cgil, come i suoi colonnelli emiliani, sapeva benissimo che, dopo la stretta introdotta con il decreto Sicurezza dal governo Meloni, il blocco stradale è un reato. E che chi vìola la legge rischia fino a due anni di carcere. Ma a Landini il ruolo di vittima non glielo toglie nessuno. Così ieri non ha aspettato un attimo a cavalcare in modo pretestuoso la vicenda. E con lui tutta la sinistra politica.

Ma prima i fatti. I metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm hanno scioperato in tutta Italia per chiedere la riapertura del tavolo negoziale con Federmeccanica/Assistal per il rinnovo del contratto nazionale di categoria, scaduto ormai da un anno. Partecipazione altissima (70%), rivendicano i sindacati: «L’adesione è stata straordinaria, “Fabbriche vuote e piazze piene” nelle 19 manifestazioni effettuate in tutte le Regioni nelle principali città» si legge in una nota. A Bologna il corteo delle tute blu è partito poco prima delle 10 di mattina. Alla marcia c’era tutto lo stato maggiore delle tre sigle regionali più il leader nazionale della Fim Ferdinando Uliano. Due le regole di ingaggio del corteo, che ha sfidato il dl Sicurezza appena approvato: una durata di 45 minuti per un chilometro e mezzo fino all’uscita Fiera e nessun fumogeno. Tuttavia, anziché seguire il percorso concordato con le autorità, i manifestanti hanno deciso di entrare in tangenziale dall’ingresso 7. E questo nonostante lo schieramento dei reparti della polizia che, spiega una nota della Questura, «per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza».

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Violando apertamente le prescrizioni, il corteo ha dunque bloccato la circolazione stradale su un tratto della tangenziale. Da qui l’ovvio comuncato della Questura: «I dimostranti verranno denunciati penalmente, anche alla luce della recente normativa introdotta dal Decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali». Apriti cielo. Tutti i leader della sinistra si sono schierati a favore del diritto di sciopero e di manfiestazione che, secondo loro, sarebbero stati conculcati dal governo. «A nome mio e di tutta la Cgil esprimo pieno sostegno, solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori metalmeccanici» ha dichiarato Landini.

«Anziché la riapertura delle trattative, la notizia è diventata che, in base al decreto sicurezza varato dal governo, queste lavoratrici e questi lavoratori saranno denunciati. Un reato evidentemente introdotto per reprimere chi esprime pacificamente le proprie necessità» ha aggiunto il segretario della Cgil. A fare eco a Landini è stata Elly Schlein. «Scattano le denunce per il decreto sicurezza: vedete allora, qual è l’obiettivo? Non ascoltare il grido dei lavoratori per il rinnovo del contratto. Diamo ai metalmeccanici piena solidarità» ha detto la segretaria del Pd, aggiungendo che «il governo sceglie di punire chi si lamenta perché non riesce a dare risposte al Paese». «Speriamo che le denunce non arrivino, ma è chiaro che se si materializzeranno ci difenderemo» ha detto il leader della Fim Cisl, Ferdinando Uliano.

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Sul fatto è intervenuto anche il governatore dem dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale: «Dopo 26 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, un’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto e la totale assenza di politiche industriali da parte del governo, i metalmeccanici hanno tutto il diritto di far sentire la propria voce». «È assurdo» ha aggiunto, «che per effetto del “Decreto Sicurezza” del governo Meloni, difendere il proprio lavoro e il proprio stipendio senza alcun atto violento, nessun danno, nessuna minaccia, possa diventare un reato». Secondo de Pascale, c’è «un uso strumentale e propagandistico del diritto penale, che porta a criminalizzare il dissenso e la protesta sociale».

A smentire la versione di Landini e compagni è Federmeccanica, che contesta i numeri forniti dai sindacati sulla partecipazione allo sciopero, ricordando che l’adesione è stata al 20% a livello nazionale. L’associazione imprenditoriale precisa poi in una nota di non aver rotto le trattative per il rinnovo del Contratto collettivo, ma che «il confronto è stato interrotto unilateralmente da parte del sindacato che dal 12 novembre scorso ha scelto la strada del conflitto tutt’ora in corso». Per Federmeccanica e Assistal, inoltre, benché scaduto, il Contratto «continua a garantire il recupero dell’inflazione e a tutelare ulteriormente il potere d’acquisto grazie alle forme di welfare esistenti». Intanto, il Ministero del Lavoro ha convocato per oggi alle 12 le parti sociali per una riunione conoscitiva in merito allo stato delle trattative per il rinnovo del contratto nel comparto dei metalmeccanici.

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