Alberto Stasi resta in semilibertà. Ma crolla ogni sua speranza: la scoperta sul Dna

martedì 1 luglio 2025
Alberto Stasi resta in semilibertà. Ma crolla ogni sua speranza: la scoperta sul Dna

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La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla Procura Generale di Milano contro l'ordinanza del 9 aprile 2025 con cui il Tribunale della Sorveglianza di Milano aveva concesso la semilibertà ad Alberto Stasi. La decisione è arrivata dopo la camera di consiglio dei giudici della Cassazione chiamati a decidere sul ricorso relativo alla semilibertà di Alberto Stasi, che sta scontando 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi. La Procura Generale di Milano aveva lamentato "vizi di legittimità" nell'ordinanza con cui ad aprile gli era stato concesso il regime più favorevole motivato col suo comportamento irreprensibile nel carcere di Bollate.

Nel ricorso si faceva riferimento in particolare a un'intervista di Stasi andata in onda il 30 marzo scorso nel programma tv Le Iene. La Procura Generale aveva chiesto di annullare il provvedimento con rinvio ai giudici milanesi della Sorveglianza per una nuova valutazione sottolineando anche che sarebbe mancata un'autorizzazione specifica a rilasciare l'intervista durante un permesso premio concesso solo per un ricongiungimento familiare. La difesa di Stasi aveva sostenuto che il ricorso fosse "inammissibile". L'effetto della decisione della Cassazione è che Stasi può continuare il suo percorso verso la libertà con un regime detentivo più "leggero".

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Intanto sulla "traccia 10" così come sulle altre impronte, circa 60, trovate e repertate nella villetta di Garlasco - dove è stata uccisa Chiara Poggi - non c'è Dna o ne è presente una quantità così minima da rendere quasi impossibile ipotizzare di poterne estrarre un profilo. Lo apprende l'Adnkronos. Si tratta degli ultimi dati forniti dai periti ai consulenti nell'incidente probatorio della nuova inchiesta della Procura di Pavia che vede indagato per omicidio (in concorso) Andrea Sempio, amico del fratello della ventiseienne uccisa il 13 agosto 2007. La "traccia 10" è stata trovata - già nel 2007 dai carabinieri del Ris di Parma - sulla parte interna della porta d'ingresso e per l'attuale procura non appartiene né a Sempio, né ad Alberto Stasi. La traccia, secondo la nuova ricostruzione dei pubblici ministeri e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, sarebbe stata lasciata dall'assassino uscendo dall'abitazione con le mani sporche di sangue.

Un'ipotesi investigativa già in parte smentita dall'assenza di sangue sull'impronta - l'Obti test nonostante abbia dato esito negativo verrà ripetuto su richiesta della difesa Stasi - e che ora data la quantità di Dna estratta dai fogli di acetato rende pressoché impossibile l'ipotesi di estrarne un profilo genetico con cui sostenere la tesi di più killer sulla scena del crimine. La difesa Stasi sperava di poter ricavare dall'impronta il secondo nome di chi, oltre a Sempio, avrebbe lasciato il suo Dna sulle unghie della vittima. Questi ultimi risultati, insieme agli esiti genetici raccolti sulla spazzatura conservata nell'abitazione di via Pascoli, saranno al centro del confronto di venerdì 4 luglio quando ci sarà un altro appuntamento dell'incidente probatorio che vedrà protagonisti i periti incaricati dalla giudice di Pavia Daniela Garlaschelli e i consulenti di parte, quelli della famiglia Poggi insieme agli esperti nominati da Sempio e Stasi.

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