Niente orale di maturità? E allora vieni bocciato

Il ministro Valditara interviene con tempestivitàe mette fine alla rivolta
di Annalisa Terranovavenerdì 11 luglio 2025
 Niente orale di maturità? E allora vieni bocciato
3' di lettura

Il ministro Valditara non ha aspettato un terzo caso di orale della maturità rifiutato. È intervenuto con tempestività decretando, com’è giusto, che chi non completa l’esame viene bocciato. Ottima cosa. Dopo Gianmaria da Padova, infatti, era arrivata Maddalena da Belluno. Pure lei, ieri, si era rifiutata di sostenere l’esame orale alla maturità. Volete mettermi un voto? E io protesto... È il secondo caso del genere, quello di Maddalena.

Una paraculata mascherata da un’insopportabile retorica vittimistica: i professori non mi capiscono, i professori non sono empatici, pensano solo a dispensare sufficienze o insufficienze. Le madri poi, avvisate del gran rifiuto, coccolano i pargoli e li giudicano “coraggiosi”.

Così almeno la mamma della liceale Maddalena che, pur non avendo mai avuto particolari problemi, si lagna perché la scuola non è attrezzata come un centro di psicoterapia. Si arriva a 14 anni - dice - spaesati, non si conosce nessuno, i docenti non si interessano di questo sconcerto. Insomma un dramma umano, capirete.
Dunque Maddalena ha voluto rimettere le cose a posto: «Sono entrata in aula, ho pescato la traccia. Poi ho aspettato che tutti i docenti della commissione si sedessero e ho iniziato il mio discorso. Il focus dei docenti è sempre stato sui voti. Io non ho mai avuto grossi problemi, ero una ragazza tranquilla, coi voti nella media. Ma non c’è mai stata la voglia di scoprire la “vera me” da parte dei docenti».

Tutto chiaro? Per niente. E bene ha fatto Valditara a mettere un freno a questa nuova moda ribellistica che in Veneto sembra fare “scuola”. La bocciatura ci sta, sì, perché fare scena muta dopo un discorsetto moralistico sui docenti disattenti rispetto alla vera interiorità degli alunni, è una presa per i fondelli non solo nei riguardi dei professori ma anche degli altri studenti che all’orale rispondono dopo avere pescato la traccia (524mila meno due, al momento). Rispondono male o bene e comunque si mettono alla prova, si sottopongono a un giudizio - e questa è una scocciatura per tutti, anche per chi non ha più 18 anni e comunque deve affrontare sempre il giudizio degli altri - senza fughe improvvisate e scorciatoie dialettiche.

PAROLE PROFETICHE

Nel 1984, quarant’anni fa, Luca Carboni cantava: «I professori non chiedevano mai se eravamo felici...». E chi l’avrebbe mai detto che quel verso sarebbe tornato d’attualità decenni dopo per avere qualcosa da rimproverare ai professori di una scuola sgangherata, con stipendi risicati, alle prese con una burocrazia arrembante e soffocante, privi di prestigio e di autorevolezza, indifesi dinanzi a genitori infantili e prepotenti, che già è troppo se non si ritrovano in video su Instagram con la classe che ride e il bullo di turno che lancia verso la cattedra il cestino della carta straccia. Tutto questo carico addosso ai prof è ancora troppo poco. Adesso hanno anche un’altra colpa: non hanno voglia di scoprire il “vero” Rossi, la “vera” Bianchi...

Certo, ci si può sentire superiori alla scuola, se ne può disprezzare il conformismo, la mediocrità, la decadenza inarrestabile. Ma ci vuole una mente geniale per potersi permettere questo scetticismo pedagogico. Ernst Jünger a scuola andava male, era svogliato, distratto, si attardava a studiare le venature dei sassi o a osservare gli insetti, ma di notte leggeva l’Orlando Furioso.

Pirandello non era un allievo brillante e zoppicava proprio in italiano ma ha scritto vari capolavori e come lui Lev Tolstoj che addirittura rivendicava per il bambino il diritto alla libertà di non andare a scuola. Ma se non sei un genio è meglio che lasci perdere. Anni fa la battaglia per il 6 politico appariva addirittura più onesta di questo farfugliare contro le dinamiche oppressive del voto. Metteva le cose in chiaro, come la scritta apparsa anni fa davanti a un noto liceo romano il primo giorno degli esami di maturità: “Datece il 60!”.

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