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Chiara Poggi, il nuovo dna: "Ecco chi era sulla scena del crimine"

di Alessandro Dell'Ortosabato 12 luglio 2025
Chiara Poggi, il nuovo dna: "Ecco chi era sulla scena del crimine"

3' di lettura

Proprio nel momento in cui la nuova inchiesta - che finora ha fatto tanto rumore, ma senza mai fare veramente il bott o- sul delitto di Garlasco sembrava in una fase di stallo, senza elementi nuovi, con poche risposte scientifiche e con un incidente probatorio “prevedibile” e quasi “banale”, ecco quello che molti si aspettavano. E cioè la carta a sorpresa, la novità che spiazza, la svolta che potrebbe cambiare la storia dell’omicidio di Chiara Poggi - uccisa nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007 - delineando un nuovo futuro per Alberto Stasi (l’ex fidanzato condannato a 16 anni nel 2015) e chiarendo meglio la posizione di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, nuovo indagato per concorso in omicidio.

Già, perché la genetista Denise Albani, perito incaricato dal Tribunale di Pavia, avrebbe trovato, sul tampone orale di Chiara, prelevato dal medico-legale nel corso dell’autopsia del 2007 ma mai analizzato in 18 anni (e questa è una tra le cose più incredibili: come è possibile tralasciare un esame tanto importante?), del materiale genetico “Y” appartenente a un uomo non ancora identificato.

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La piccola traccia sul tampone, sulla quale verrà effettuata una seconda analisi, non apparterrebbe (dopo un primo confronto preliminare) né a Stasi né a Sempio e dunque sarebbe di un altro uomo “ignoto”, qualcuno che avrebbe avuto un contatto con la vittima subito prima o addirittura durante il delitto.

Tradotto, se tutto questo venisse confermato (c’è infatti qualcuno che sostiene che questo Dna potrebbe appartenere a un assistente del medico legale Marco Ballardini, che intervenne dopo l’omicidio) prenderebbe sempre più piede l’ipotesi che a uccidere Chiara non sia stato un killer solitario, ma che sulla scena del crimine ci potessero essere più persone. Anche perché non va dimenticato che nel materiale genetico trovato sulle unghie della vittima (l’inchiesta è stata riaperta proprio dopo che una superperizia presentata in procura dalla difesa di Stasi spiegava che questo Dna era utilizzabile, contrariamente a quando sostenuto in passato), oltre al profilo che la Procura di Pavia attribuisce a Sempio, ci sarebbe un altro Dna (sebbene in proporzioni più limitate), anche in questo caso ignoto e quindi appartenente a qualcuno che non è né il condannato (Stasi) né l’indagato (Sempio).

Secca la presa di posizione della famiglia Poggi. «Non ci sono Dna di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara- il commento dell’avvocato Tizzoni- è un dato che per quanto possiamo sapere è totalmente destituito di qualsiasi fondamento e che ancora una volta denota come, in assenza di riscontri oggettivi alternativi alla verità processuale accertata e che ha individuato Stasi quale responsabile, prospetta ipotesi infondate».

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Ancora più dura la reazione della famiglia Cappa che esprime «profondo sdegno» e «viva indignazione», attraverso gli avvocati Antonio Marino e Gabriele Casartelli, per il «reiterato proliferare» attorno al caso Garlasco e al delitto di Chiara Poggi «di sedicenti testimoni, supertestimoni e improvvisati esperti, le cui dichiarazioni false, gravemente diffamatorie e calunniose - ledono in maniera sistematica l’onorabilità, la reputazione e la dignità dei suoi componenti».

Per il resto, invece, gli altri accertamenti genetici svolti nell’ambito dell’incidente probatorio su diversi reperti parzialmente e/o mai analizzati della scena del crimine non avrebbero dati risultati particolarmente interessanti, come il materiale genetico sull’acetato di una impronta trovata «sulla superficie interna dell’anta fissa della porta della cucina» dove i Ris avevano isolato l’impronta di quattro dita (non appartiene né a Stasi né a Sempio ed un’impronta non insanguinata) o come l’impronta di scarpa «a pallini» trovata sul tappetino del bagno, dove nel corso dell’incidente probatorio era stato trovato altro materiale «Y», che però, si è chiarito, appartiene al padre o al fratello della vittima.