Chiara Poggi, c'è un dubbio sul Dna: tutto (ancora) da rifare?

di Tiziana Lapelosamartedì 15 luglio 2025
Chiara Poggi, c'è un dubbio sul Dna: tutto (ancora) da rifare?
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Chi, ieri, si aspettava di riscrivere la storia giudiziaria sull’omicidio di Chiara Poggi, almeno per ora è rimasto deluso. O nel dubbio. Perché se è vero che dai nuovi esami sul dna isolato 18 anni fa risulta un dna “ignoto”, è altrettanto vero che non è attribuibile a nessuno perché dall’esito del nuovo incidente probatorio sarebbe il risultato di una contaminazione. Dal tampone orofaringeo sulla giovane vittima, prelevato durante l’autopsia eseguita all’epoca dei fatti, non risulterebbe nessuna “firma” dell’assassino o di un complice, una seconda persona che si ipotizzava potesse essere presente sul luogo del delitto avvenuto nella ormai famosa villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. Nella ripetizione delle analisi - durante l’incidente probatorio eseguito ieri su disposizione della gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, e affidato al perito della scientifica, Denise Albani –, il frammento genetico isolato su una garza e considerato senza “identità”, infatti, è risultato essere un dna da «contaminazione».

ASSISTENTI
«C’è una frazione limitata compatibile con l’aplotipo di Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale (che all’epoca partecipò all’autopsia, ndr), e un’altra dello stesso Ferrari contaminata con altro materiale genetico non identificato», riferiscono fonti all’agenzia AdnKronos. Ma la quantità di quest’ultimo, chiamato “Ignoto 3”, è talmente residua da non lasciare dubbi che si tratti di “contaminazione” con quello dell’assistente del medico legale Dario Ballardini e non della traccia dell’assassino o di un suo complice. Così come gli altri due dei cinque campioni analizzati ieri. Nella bocca di Chiara Poggi, secondo la ricostruzione, non fu effettuato un vero tampone orale come in altre parti del cadavere, ma la garza fu utilizzata per raccogliere materiale da confronto con gli esiti dell’analisi delle tracce ematiche sulla scena del crimine di Garlasco. Dei due campioni utilizzabili della garza, anche ieri nella ripetizione dei test uno ha avuto un match all’80% con l’assistente del medico legale. Sul secondo si vede sia il profilo Y del professionista che un altro profilo in quantità che viene, appunto, definita «infinitesimale», non riconducibile ad un’azione violenta nella zona faringea della vittima e da «contaminazione». La ricostruzione più probabile - riporta LaPresse - è che questa sia avvenuta in sala autoptica maneggiando la garza o toccandola con oggetti a loro volta contaminati. Proprio su questo aspetto, ovvero il modo in cui venne prelevato il materiale genetico durante l’autopsia eseguita sulla 26enne, la genetista Albani avrebbe chiesto «qualche specifica in più» al medico legale Ballardini. Gli esperti ricordano che «non si tratta di un tampone sterile, ma di una garza presa in sala autoptica» con il solo scopo di acquisire il materiale genetico di Chiara Poggi.

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IGNOTO 3
Contestualizzata la natura del profilo genetico di “Ignoto 3”, bisognerà capire in che modo impatterà sulla riapertura del caso che a distanza di quasi 20 anni vede indagato Andrea Sempio, all’epoca, ma ancora oggi, amico della famiglia Poggi. A chiedere approfondimenti sul dna che avrebbe dovuto segnare una svolta al caso aggiungendo un tassello importante alle indagini, era stata soprattutto la difesa di Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 annidi carcere come l’autore dell’omicidio. Da sempre cauta, invece, la famiglia Poggi, tendente, come la difesa di Sempio, all’ipotesi della contaminazione.
«Nessun altro assassino, ma una garza contaminata prima del prelievo», l’osservazione di Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma all’epoca dei fatti e oggi consulente di Sempio. «Quella garza non è un tampone orale», aggiunge, «ma serviva a raccogliere il materiale di Chiara per poi confrontarlo con gli esiti delle analisi delle tracce ematiche trovate sulla scena del crimine. Si prese quella garza e si introdusse nella bocca di Chiara solamente come materiale di confronto». La procura di Pavia, con a capo Fabio Napoleone, di certo andrà avanti per dimostrare che anche Sempio possa essere coinvolto nella morte di Chiara.

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