Tanti i dubbi sull'identità di "Ignoto 3", il cui dna è stato rinvenuto nella bocca di Chiara Poggi. Stando all'analisi del profilo genetico, quest'ultimo sarebbe completo e non compatibile con operatori o strumenti. Insomma, non sarebbe frutto di contaminazioni. Eppure i consulenti della famiglia Poggi non escludono l’ipotesi della contaminazione da autopsia.
Lo sostiene anche Alberto Bonsignore, direttore di Medicina Legale dell'ospedale Gaslini di Genova. Per il professore la contaminazione sulla garza utilizzata per fare il tampone orofaringeo non è un'ipotesi remota. "Da quello che abbiamo potuto apprendere, nella relazione autoptica si parla di tampone orofaringeo mentre poi sembrerebbe che il prelievo che è stato eseguito, è stato eseguito tramite una garza", ha spiegato il medico durante Zona Bianca su Rete 4.
Garlasco, nuovo scontro su impronte e traccia 33
È bastata una traccia di pochi centimetri, impressa su una parete scrostata della scala che porta allo scantinato..."Abitualmente le garze vengono aperte all'inizio dell'autopsia, vengono posizionate su un carrellino a disposizione dell'operatore. Mentre il tampone è un tampone che proviene da una chiusura ermetica, sterile, viene utilizzato e poi immagazzinato all'interno del suo contenitore. In termini di contaminazione è più probabile quindi che una garza venga contaminata". Da qui la tesi che la contaminazione provenga da un altro cadavere e non da un operatore: "Si tratta di un fatto possibile, perché spesso ci troviamo a operare su due tavoli paralleli". Nel frattempo proseguono le indagini sulla garza, con il perito nominato dal gip. Non solo, perché l'incidente probatorio è andato avanti ed è stato conferito l'incarico a un dattiloscopista per estendere le analisi anche alle eventuali impronte digitali latenti e a quelle presenti nelle fascette para-adesive e nei fogli di acetato.