Sono le 20.30 di mercoledì sera. Sull’autostrada A6, la all’altezza Torino -Savona, del casello di Fossano (direzione Ventimiglia), le pattuglie della polizia locale di Milano insieme alle volanti della polizia stradale del compartimento Piemonte bloccano un camper che punta verso la Francia.
Al volante c’è la matriarca 68enne dell’accampamento di via Selvanesco, quello dei quattro baby pirati che lunedì hanno falciato e ucciso Cecilia De Astis. Insieme a lei la nipote, l’11enne che quel giorno maledetto era a bordo della Citroen Ds4 rubata a un gruppo di turisti francesi. Gli agenti ispezionano il mezzo e trovano oro e capi d’abbigliamento: è il bottino di diversi furti. La signora viene denunciata per ricettazione, mentre la bambina viene accompagnata all’ospedale “Regina Montis Regalis” di Mondovì.
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Alle sei di mattina di ieri, invece, è il turno del 13enne che tre giorni prima era alla guida dell’auto al momento dello schianto e del fratello 12enne. I vigili milanesi li scovano in un terreno agricolo di Beinasco, una manciata di chilometri a sud-est di Torino. Un accampamento di roulotte, esattamente come quello alla periferia di Milano, già oggetto di numerosi sgomberi. Da queste parti, giusto per intenderci, quattro anni fa erano stati pizzicati pure due percettori del reddito di cittadinanza. L’ultimo piccolo a mancare all’appello, un altro 12enne, avrebbe le ore contate. Secondo alcune segnalazioni si troverebbe in via Ovadia, alla Barona, quartiere a sud-ovest del capoluogo lombardo dove pullulano gli alloggi popolari occupati, a casa di parenti insieme alla madre. I tre riacciuffati (non imputabili per legge in quanto minori di 14 anni), sono stati riportati a Milano e collocati in comunità con la collaborazione del pronto intervento minori del Comune.
A spezzare l’impasse e a fermare la fuga dei rom ci hanno pensato gli uomini del comandante Gianluca Mirabelli (il capo della Polizia Locale di Milano), che per 72 ore hanno lavorato senza sosta prima per identificare i minori responsabili dell’omicidio stradale e poi attraverso diversi sopralluoghi per certificare ai magistrati come quella piazzola sterrata piena di camper e roulotte non fosse compatibile con una vita degna di questo nome. Che le famiglie potessero scappare era nell’aria, e di fronte all’immobilismo dell’autorità giudiziaria ecco quindi il provvedimento d’urgenza dei vigili, ovvero l’applicazione dell’articolo 403 del codice civile che prevede il trasferimento in un luogo sicuro quando il minore “è moralmente o materialmente abbandonato” o si trova esposto, nell’ambiente familiare, “a grave pregiudizio” e “pericolo per la sua incolumità psicofisica”. Una mossa necessaria, «in quanto le famiglie si erano allontanate dal luogo di dimora senza comunicare le loro intenzioni, nonostante la buona collaborazione prestata durante la prima fase delle indagini», hanno spiegato dal comando milanese. La soluzione della comunità è stata condivisa con la procura minorile, che aveva appena avanzato dei ricorsi urgenti a tutela dei minori ed era in attesa delle “necessarie determinazioni” del tribunale.
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Ricapitoliamo. Furto d’auto, omicidio stradale, una signora al cimitero, i minorenni rom responsabili del fatto (n...Quali saranno i prossimi scenari? Oggi, sul tavolo del pm, arriverà la relazione della polizia locale. Due le strade entro i prossimi tre giorni: o la convalida del collocamento in comunità al tribunale dei minorenni, e al contempo la “decadenza dalla responsabilità genitoriale per violazione dei doveri”, o la revoca. Nel caso della prima soluzione sarà il giudice a decidere nelle successive 48 ore, nominando anche un curatore speciale e fissando un’udienza entro 15 giorni.
In quell’occasione potrebbero anche essere sentiti i responsabili del terribile impatto che è costato la vita a Cecilia.
Una cosa è certa. Quattro giorni dopo l’omicidio, nero su bianco non c’è ancora una risposta definitiva a una domanda molto semplice: quelle famiglie sono capaci di badare ai propri figlio no? Solo una misura ad hoc potrà dare seguito all’intervento della polizia locale e provvedere all’allontanamento dei minori da mamme, zie e nonne, confidando negli effetti della comunità protetta. Sempre che i baby rom non decidano di scappare ancora.