Dell'uomo che domenica mattina all'alba ha aggredito, violentato e derubato una 60enne nel parco di Tor Tre Teste, periferia Est di Roma, si sa poco, pochissimo.
"Era di colore, con un cappellino da baseball girato", ha detto la vittima ai carabinieri della compagnia Casilina ai quali ha presentato la denuncia. E ancora: "Era giovane, molto giovane", non molto alto. "E straniero".
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, non sarebbe "uno dei clochard che frequenta abitualmente il parco", molto frequentato di giorno anche dai runner ma che di sera diventa terra di nessuno, casa dei senza tetto e dei disperati che popolano la Capitale. In altre parole, spiegano i residenti, un Far West.
L'aggressore avrebbe lasciato "tracce evidenti della sua presenza in uno spiazzo erboso fra i pini a poche decine di metri da uno degli ingressi dell'area verde, quello dalla parte di via Francesco Tovaglieri".
Alla donna, dopo lo stupro, ha strappato il marsupio dentro cui c'era il telefono del figlio della vittima ("Non lo sapevo sbloccare, lo usavo come contapassi", ha spiegato la 60enne ai carabinieri). Quindi si sarebbe diretto prima al Quarticciolo e poi alla stazione Termini. "Potrebbe averlo rivenduto a qualche ricettatore che a sua volta potrebbe averlo fatto a pezzi oppure ricondizionato rendendolo in pratica non rintracciabile, equipaggiandolo con nuovo codice Imei e nuova sim", spiega il Corsera, secondo cui anche alla luce di questa ipotesi il violentatore non sarebbe uno sprovveduto.
Ora gli inquirenti stanno setacciando rifugi per senza tetto, abitazioni e centri d'accoglienza, alcuni di quali presenti nei pressi di Tor Tre Teste.