“Se bloccano la Flotilla, blocchiamo tutto”. Si ripresentano così i pulcini comunisti di Cambiare Rotta, di ritorno dalle vacanze, prim’ancora che si sia riaperta una sola scuola o una sola università. La campanella non ha nemmeno fatto in tempo a suonare, e già c’è chi punta a “bloccare tutto”. Morale: sono state allestite tende alla Sapienza per un “presidio permanente”, mentre – sul sito dell’organizzazione – si invitano gli studenti a presentare nella propria scuola nientemeno che la “mozione Sumud”, contro “genocidio, sionismo e complicità del governo Meloni”. Alé, il minestrone è servito. Poche idee ma confuse, si potrebbe concludere. E del resto depone in questo senso la storia recente di Cambiare Rotta, alla costante ricerca di un pretesto per fare casino. Caos alla Sapienza nell’ottobre ’22 (chi scrive ne sa qualcosa in prima persona), solidarietà all’ineffabile Cospito, piazzate assortite alla Statale di Milano, manifestazioni delle “tendine”, fino all’interminabile sequenza - dal 7 ottobre fino a oggi delle convocazioni pro Palestina (più spesso, direttamente anti Israele). Ultimo squillo di tromba (o di trombetta): la scenata di luglio a Milano sotto le sedi di Libero e del Giornale, con slogan e cartelli offensivi e qualche coro lagnoso. Poi la pausa pranzo pose fine alla giornata di lotta: pagnottella e schiscetta prevalsero sugli intenti rivoluzionari.
Ora la potremmo chiudere qui: molto rumore per nulla. Un’organizzazione dotata di scarsissimo consenso (alle elezioni universitarie alla Statale di Milano, a maggio 2024, i giovani compagni raccolsero appena 180 voti, con zero rappresentanti eletti), senza quid e senza quorum, eppure pompatissima dai media. Ma al contrario c’è un aspetto più serio che non può passare inosservato: quell’intenzione di “bloccare tutto”. Ma “tutto” cosa? E con quale diritto di “bloccare” cose e persone? Sarà bene ricompitare alcuni princìpi che dovrebbero essere elementari nozioni di educazione civica, ma che la dilagante ignoranza deve aver fatto dimenticare a grandi e piccini. Scuola e università non sono “cosa loro”, non sono cioè luoghi che qualcuno possa sequestrare a proprio piacimento. Si tratta – invece – di servizi pagati dai contribuenti, e che devono essere garantiti. Se ci sono studenti (e ce ne sono, per fortuna) che desiderano assistere alle lezioni, seguire i corsi e sostenere i loro esami, nessuno può permettersi di “bloccarli”. E se ci sono professori che vogliono fare il loro dovere di insegnanti, nessuno – di nuovo – può arrogarsi il diritto di “bloccarli”.
Capezzone e la "farsa-Flotilla: come hanno pompato la notizia"
"Ieri ci sono stati due fatti, uno molto serio e un altro con profili molto pompati e a tratti farseschi". Dan...E meno che mai qualcuno può immaginare, com’è purtroppo accaduto, di “bloccare” i portatori di idee diverse dalle proprie, impedendo conferenze, allontanando relatori, o tentando direttamente di aggredirli fisicamente, come successe contro di me. E questo vale per tutto, anche al di fuori del perimetro scolastico e universitario (penso ai proclami dei portuali di Genova o dei centro sociali veneti): se qualcuno pensa di incendiare l’Italia nelle prossime settimane con i più diversi pretesti per paralizzare il paese, sabotare servizi pubblici, impedire alle persone di spostarsi e di lavorare, tutto questo – molto semplicemente – non deve essere consentito. Un conto è il sacro free speech, la libertà di parola e di manifestazione; altro conto è pianificare azioni violente per arrecare danno agli altri. Compagni di Cambiare Rotta, se qui usassimo il vostro linguaggio, concluderemmo che sono proprio le vostre parole e intenzioni ad essere “fasciste”. Ma sarebbe un errore. È più esatto definirle per quello che sono: un mix, peraltro irrimediabilmente fuori tempo, di comunismo e piccola prepotenza.