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Pro-Pal, se anche il Vaticano sminuisce gli assalti alle stazioni

L’Osservatore Romano: "Ridurre tutto alle isolate violenze non rende giustizia a una grande mobilitazione". Ma se si va in piazza al grido di “Blocchiamo tutto” i disordini sono probabili
di Lorenzo Mottolamercoledì 24 settembre 2025
Pro-Pal, se anche il Vaticano sminuisce gli assalti alle stazioni

(Ansa)

3' di lettura

Una cosa da tenere a mente: se decidete di partecipare a una manifestazione chiamata “Blocchiamo tutto” è altamente probabile che al culmine dell’evento i vostri compagni di scorribande cerchino effettivamente di “bloccare tutto”. Operazione che, di norma, avviene con le buone o con le cattive. Il riferimento è ovviamente a quanto successo lunedì, nel corso delle decine di manifestazioni organizzate dalla cordata di sigle che sostiene la liberazione della Palestina “dal fiume al mare” (cioè la cancellazione di Israele) terminate con l’assalto alla Stazione Centrale di Milano e il ferimento di decine di poliziotti. Autostrade invase, porti fermati, città nel caos e treni in tilt. Azioni che sono state condannate a fatica dai partiti di opposizione, con la significativa esclusione della Federazione dei Verdi e della Sinistra, che neanche si è degnata di prendere le distanze dei “signori” che a volto coperto hanno dato il via alla guerriglia urbana. Per quanto riguarda i quotidiani: la linea dominante tra i commentatori di sinistra (Repubblica e dintorni) è la seguente: è stato un evento di popolo bellissimo, rovinato da qualche violento. E la cosa che più impressiona è che su queste posizioni si trovi perfino L’Osservatore Romano, organo di stampa del Vaticano.

In un editoriale pubblicato ieri pomeriggio il gazzettino della Santa Sede ci comunica che: «Ridurre tutto alle isolate manifestazioni di violenza che pur ci sono state non renderebbe giustizia a una mobilitazione che ha attraversato l'intera penisola e farebbe il gioco di chi non vede l'ora di sorvolare sulle molte iniziative che hanno portato tanti a voler far sentire la propria voce». In sintesi, non dobbiamo soffermarci sul fatto che a Milano siano avvenuti scontri in mezzo alle famiglie, agli anziani, ai pendolari o sul fatto che in questo delirio potesse tranquillamente scapparci il morto. Con quello che sta succedendo a Gaza, bisogna passare oltre. Un pensiero che si può tranquillamente tradurre in “il fine giustifica i mezzi”. Posizione curiosa per L’Osservatore Romano.

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Come è curioso che a firmare sia don Elia Carrai, parente del renziano Marco Carrai, noto anche per essere console onorario di Israele in Toscana e sul quale, proprio a causa della sua vicinanza allo Stato ebraico, sta per cadere la scure del governatore Pd Eugenio Giani. I Dem lo vogliono fuori dal Cda dell’ospedale Mayer di Firenze. La spiegazione di Giani: «È opportuno che si abbia un'altra figura, che possa tranquillizzare rispetto al sentimento complessivo».

Tornando al corteo, la tesi di chi sostiene il movimento pro-Pal è che i pacifisti siano rimasti “intrappolati” in una manifestazione rovinata da alcuni infiltrati. In effetti si tratta di una bugia macroscopica. Come dicevamo, la manifestazione partiva proprio con l’intento di porre in essere blocchi stradali e delle stazioni ferroviarie, azioni per loro natura violente. Era tutto scritto, per chi aveva voglia di leggere. Già la dicitura “blocchiamo tutto”, era un chiaro riferimento alle manifestazioni che la scorsa settimana hanno creato il caos in Francia. Oltre a ciò, gli organizzatori dei sindacati Usb e Cub sono stati molto chiari e hanno pubblicamente anticipato che «nelle grandi città le manifestazioni punteranno a circondare le grandi stazioni ferroviarie». Stesso tono all’Usb: «Dobbiamo bloccare le merci di questo paese, i porti, le stazioni, i ponti e le strade».

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E ancora: «Oltre ai porti vogliamo bloccare le stazioni ferroviarie». C’è da chiedersi, quindi, perché qualcuno sia stupito se, a Napoli come a Milano, le manifestazioni siano sfociate in un assalto ai binari, con conseguenze ovviamente imprevedibili a quell’ora in una normale giornata lavorativa. Si tratterebbe di reati, non di “dettagli” trascurabili. Insomma, non si può dire che alcuni violenti si siano infiltrati in una manifestazione pacifica. I veri infiltrati erano i non -violenti.

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