Cerca
Logo
Cerca
+

Si profila un maxi sciopero dell'Università

default_image

Un centinaio di docenti firmano il documento. Ipotizzate la sospensione delle sessioni di esami e di laurea

Roberto Amaglio
  • a
  • a
  • a

Penalizzare e danneggiare gravemente la risorsa principale degli atenei (ossia gli studenti) pur di manifestare il proprio dissenso contro la riforma Gelmini e i tagli previsti in Finanziaria. Questo il paradosso estivo che si prospetta nell'Università italiana: un centinaio di professori di atenei di tutta Italia ha infatti proposto uno sciopero di tutto il personale docente per “reagire” nei confronti delle misure prese in questo ultimo anno dal Governo Berlusconi. Non una manifestazione che farà saltare qualche ora di lezione: quello che si prospetta è uno sciopero totale che potrebbe comportare anche la sospensione delle sessioni di esami e di laurea e, addirittura, il rinvio dell'inizio delle lezioni. Un gran brutto affare per chi ha già pronta la tesi di laurea (e chi ha preso quel titolo sa che sono più complicate le scadenze burocratiche che precedono la discussione che non la discussione stessa) e per chi sta lottando contro il tempo per non finire fuori corso. A proporre il gigantesco “incrocio di braccia” sono stati, in un lungo documento diffuso dal professor Massimo Siclari di Roma tre, circa cento docenti, tra cui anche Gianni Vattimo e Gustavo Zagrebelsky.  “Assurdo non riconoscere che le responsabilità dei mali dell'università coinvolgono non solo il corpo docente ma vanno imputate anche, e in misura non minore, ai vari dicasteri preposti all'università nell'ultimo ventennio”, si legge nel testo distribuito. I motivi della polemica sono sempre gli stessi: mancanza di investimenti (o se ci sono, malamente elargiti), tagli indiscriminati e un accanimento nei confronti della categoria insegnanti e del personale tecnico-amministrativo che ricalca quello che sta colpendo, a loro modo di vedere, anche i magistrati. I firmatari del documento fanno notare come l'Italia “è forse l'unico paese in Europa che abbia incanalato tutte o quasi tutte le risorse della ricerca nell'Università” e “questo significa che il tracollo dell'Università produrrebbe il totale tracollo della ricerca italiana, che non può contare su istituzioni come la Max Planck Gesellschaft tedesca o il Cnrs francese. È ben evidente che i tagli sugli stipendi produrranno l'effetto contrario: la ricerca di compensazioni economiche e d'immagine al di fuori dell'università e l'inclinazione a fare il minimo indispensabile”. Per gli insegnanti, invece, la soluzione è un'altra. “C'è modo di procedere diversamente, aumentando semmai finanziamenti da sempre largamente insufficienti, con una distribuzione delle risorse fondata soprattutto sul merito scientifico, con un'incentivazione anche economica che faccia riferimento a questi parametri. Occorre dunque spendere per valutare e per valutare bene. Con gli attuali criteri si ottengono valutazioni ancora troppo vaghe”. Viste le premesse, l'invito dei firmatari è quello di “farsi classe generale e assumere su di sé la responsabilità per il futuro di tutto il mondo universitario, compresi, s'intende, il personale tecnico amministrativo e gli studenti, reagendo contro i tagli”. La cosa curiosa è che, se questo sciopero dovesse concretizzarsi, a pagare saranno proprio i loro cari e amati studenti. Ma se serve per protestare contro la Gelmini…

Dai blog