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Dietro al delitto della mamma l’ombra di una faida tra rom

di Luca Puccinidomenica 5 ottobre 2025
Dietro al delitto della mamma l’ombra di una faida tra rom

(Libero)

3' di lettura

 Lui indossa una felpa sportiva grigia, ha i capelli a spazzola, in mano stringe una pistola che punta verso l’altro. Dietro c’è un ragazzo giovane, probabilmente è suo figlio, in testa ha un cappellino da baseball scuro. Si tratta del marito di Dolores Doris, la 44enne di origini sinte che è morta a Desenzano, in provincia di Brescia, due giorni fa, dopo che qualcuno l’ha scaricata davanti all’ospedale cittadino con tre ferite d’armada fuoco in corpo. Manco fosse un sacco di patate. È sui social che comincia a circolare quell’immagine, che in realtà è un video e ha una data ben precisa: è stato registrato venerdì sera, cioè quasi un giorno dopo l’assassinio di Dolores.

Premessa (perché il caso è complesso e di dubbi ne solleva parecchi): Dolores non era sconosciuta alle forze dell’ordine. A diciannove anni l’avevano beccata mentre sparava con una pistola in un campo nomadi di Padova, a 25 è stata pizzicata per aver circuito un anziano (in quell’occasione è riuscita a spillargli quasi 100mila euro), è stata più volte denunciata per scippi, rapine, truffe. Il suo non è proprio il curriculum di una cittadina modello. Tra l’altro suo fratello è un collaboratore di giustizia e abita in Toscana, è impiccato in alcuni processi a Prato e, in un primo momento, il delitto ha virato su questa ipotesi. Era plausibile: una vendetta, una ritorsione. Storiacce. Eppure la storiaccia c’è sul serio ma la verità sembra un’altra. Ci sarebbe una faida famigliare dietro il brutale omicidio di Dolores (probabilmente avvenuto nel campo nomadi di Lonato del Garda): sarebbe stata, una lite scattata tra lei e il marito e i genitori di un ragazzo di vent’anni che la loro figlia avrebbe dovuto sposare e che loro non volevano come genero. L’affare più vecchio del mondo. Condito però col pericolo di una guerriglia tra bande, ché qui Giulietta e Romeo c’entra fino a un certo punto ma il contesto nel quale è nata la faccenda si mangia ogni cosa. La violenza che ha ucciso Dolores ora (teme chi sta svolgendo le indagini) potrebbe addirittura allargarsi in una faida tra famiglie nomadi. Vai a vedere, dopo.


Dolores e suo marito vivevano in un campo dell’area veneziana: non è ancora chiaro se in Lombardia ci siano arrivati per riportare a casa la loro figlia o per trattare i termini delle sue nozze, fatto sta che nel video girato dall’uomo è lui stesso che lo specifica: «Riportami mia figlia o veniamo a prenderla». A chi si stia rivolgendo, di preciso, non si sa. Che sia una minaccia è fuor di dubbio. «Se hai la pazienza di combattere ti distruggerò», aggiunge: mentre il figlio minore, quel ragazzino che avrà sì e no sedici anni, e che forse ha assistito a ogni cosa, è lì di fianco a lui e quasi manco si muove. «Ridatemela, ridatemela sana»: il che potrebbe far pensare a un rapimento più che a una fuitina d’amore finita male. È una storia di sangue, quella di Dolores, ma è anche una storia ingarbugliata che ha più di un punto oscuro: com’è andata veramente? Quando lei è scesa dall’Alfa Romeo Stelvio, a Lonato, cosa aveva in mente? Sua figlia, che ha appena 23 anni, in quel campo lontano da casa, era arrivata di sua spontanea volontà, innamorata di un ragazzo che, però, i suoi non vedevano di buon occhio? Chi, effettivamente, ha sparato quei tre colpi di pistola che le saranno fatali, perché nemmeno un’intervento chirurgico d’urgenza riusciranno a salvare questa donna disperata fino di farsi circa cento chilometri pur di riuscire nel suo intento? Perché il marito e il figlio (se sono stati loro) l’hanno abbandonata al pronto soccorso e poi sono scappati via, di fatto facendo perdere le loro tracce dato che al momento, per le autorità, risultano del tutto irreperibili, per poi ricomparire invece su internet, meno di ventiquattr’ore dopo i fatti, e gridare vendetta al mondo intero? Quel che è certo è che, nel frattempo, a Lonato, le roulotte sono sparite e quando i carabinieri del nucleo operativo bresciano sono entrati nel campo nomadi non hanno trovato più nessuno.