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Pro Pal, chi c'è dietro la gazzarra all'università di Siena? Il rettore denunci

Gli atenei italiani sono oggi in mano a minoranze aggressive, violente e intolleranti che tengono in scacco quegli studenti che invece vorrebbero solo seguire i corsi
di Corrado Oconegiovedì 9 ottobre 2025
Pro Pal, chi c'è dietro la gazzarra all'università di Siena? Il rettore denunci

(X, Anna Maria Bernini)

3' di lettura

Le Università italiane sono oggi in mano a minoranze aggressive, violente e intolleranti che tengono in scacco la maggior parte degli studenti che vorrebbero semplicemente seguire in pace e normalità i corsi a cui si sono iscritti. Quanto al corpo docente e ai vertici accademici sono davvero pochi coloro che si ribellano a questa situazione, vuoi per paura vuoi anche per una tacita accondiscendenza figlia di altre situazioni storiche e culturali (quelle che portavano a comprendere, se non giustificare, certi comportamenti con frasi tipo: “sono compagni che sbagliano”).

Che questo flash fotografico corrisponda alla realtà se ne è avuta l’ennesima riprova l’altro giorno a Siena, ove il Ministro dell’università e della Ricerca scientifica, Anna Maria Bernini, è stata duramente contestata da un gruppo di studenti Pro Pal. Il paradosso è che la Bernini si era recata a Siena per salutare 8 palestinesi arrivati in Italia attraverso il primo corridoio universitario dalla Striscia di Gaza messo in atto dal nostro governo per premiare studenti e ricercatori palestinesi particolarmente meritevoli. Il piano prevede l’assegnazione di 39 borse che, nell’accoglierli in 15 università, garantiscono loro mense, alloggi e corsi accelerati di lingua italiana.

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Ma probabilmente l’obiettivo dei contestatori non è aiutare il popolo palestinese, con pragmatismo e concretezza, come sta facendo il nostro governo, ma di strumentalizzare quel che sta succedendo a Gaza per imporre la loro ideologia anti-occidentale, antiebraica e, in fondo, antisemita. Come tutti gli intolleranti a loro non interessa il dialogo o la pacata discussione, ma zittire chi la pensa diversamente (e in questo caso chi fa) con i metodi “squadristici” dell’intimidazione e della violenza. La Bernini ha affrontato con molta determinazione e coraggio i manifestanti, che erano nel cortile del rettorato: ai loro “vaffa” ha risposto con un coraggioso “venite su”. E ha poi aggiunto: “non mi lascio spaventare da slogan vuoti. Questi insulti non cancellano quanto fatto a sostegno degli studenti palestinesi”. Ma con gli intolleranti c’è poco da fare.

Sulla vicenda, che fa parte di un clima di odio generalizzato verso il nostro governo, pesano però alcuni forti interrogativi che andrebbero presto dissipati: chi ha fatto entrare gli studenti nell’area del rettorato? Chi non ha vigilato affinché un ministro della Repubblica non trovasse un agguato preparato ad arte? A rispondere a queste domande dovrà essere prima di tutto il rettore, l’economista Roberto Di Pietra, al quale fra l’altro spetta, per statuto universitario, la responsabilità dell’ordine e della sicurezza all’interno dell’Ateneo. Il rettore si trova di fronte ad una scelta precisa: può denunciare, come in un “Paese normale” sarebbe naturale, i contestatori, o soprassedere e “perdonare” (per usare il fatidico termine adoperato dalla Albanese in u altro contesto). Per troppo tempo gli episodi di illegalità all’interno delle mura universitarie sono stati tollerati, con un mix di giustificazionismo e paternalismo che oggi non possiamo più permetterci. In primo luogo, se si vuole garantire a tutti quel “diritto allo studio” che è sancito dalla carta costituzionale.

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E soprattutto se si vuole provare a spegnere un clima che è diventato intollerabile e che potrebbe facilmente degenerare, come purtroppo una storia patria nemmeno troppo lontana ha dimostrato. Qui, caro rettore, non si tratta di “ragazzate”, o di manifestazioni di un non mai ben specificato “disagio sociale”. Si tratta di atti di delinquenza organizzata che in questo momento soprattutto non possiamo più tollerare. La violenza politica e ideologica va stroncata sul nascere.