Si è dimesso il segretario generale del Garante della Privacy Angelo Fanizza. Lo si legge nel comunicato dell’Autorità, che però non dà spiegazioni. "Il Collegio del Garante, nel prenderne atto, ringrazia il segretario generale per il lavoro svolto", si legge nella nota ufficiale. Fanizza, segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali dal 29 luglio di quest'anno, sarebbe rimasto in carica fino alla stessa data del 2027. Nato a Bari nel 1973, è un magistrato amministrativo e dottore di ricerca in diritto pubblico dell'economia. In passato è stato titolare per molti anni di incarichi di docenza nell'Università di Bari, era stato anche magistrato presso il Tar del Lazio. Ha svolto, inoltre, una lunga attività formativa ed è autore di numerose pubblicazioni.
Subito dopo la notizia, ecco Report all'attacco: "Poche ore fa è stato reso noto all'interno dell'Autorità un documento riservato in cui il Segretario Generale Angelo Fanizza chiedeva al dirigente del dipartimento informatico di provvedere urgentemente all'estrazione della posta elettronica, degli accessi vpn, degli accessi alle cartelle condivise, degli spazi di rete condivisi, dei sistemi documentali, dei sistemi di sicurezza. La richiesta di Fanizza di spiare i lavoratori dell'Autorità risale al 4 novembre, due giorni dopo la prima puntata dell'inchiesta di Report", si legge in un post della trasmissione su Facebook. Dunque questa, a loro dire, sarebbe la motivazione dietro le dimissioni.
"Secondo quanto riferito da fonti interne - continua il post - oggi il dirigente del dipartimento per la sicurezza informatica ha informato i dipendenti e denunciato l'illegittimità di questa richiesta. I lavoratori del Garante della Privacy hanno chiesto le dimissioni dell'intero Collegio". Non è tardata ad arrivare la replica del Collegio, che in una nota "afferma la propria totale estraneità alla comunicazione a firma dell’ex Segretario Generale - alla quale, peraltro, non è mai stato dato seguito - riguardante una richiesta di dati dei dipendenti relativi all’uso dei sistemi informatici. Il Garante ricorda che come da suo costante orientamento giurisprudenziale l’accesso da parte del datore di lavoro a taluni dati personali dei dipendenti relativi all’utilizzo dei sistemi informatici può costituire violazione della privacy".




