Quattordici mesi. Tanto è bastato perché un sogno di vita libera nel bosco si trasformasse in un incubo giudiziario. Quattro pagine – rivela la Repubblica -, gelide e definitive, raccontano come lo Stato abbia strappato i figli a Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, coppia anglo-australiana trapiantata nel basso Abruzzo. Dal 23 settembre 2024, quando i cinque furono ricoverati per un’intossicazione da funghi, al 13 novembre 2025, data dell’ordinanza del Tribunale dei minorenni dell’Aquila che toglie loro la potestà genitoriale. Una separazione dolorosa, figlia di diffidenze, muri alzati e nervi tesi.
La relazione finale dei servizi sociali, datata 14 ottobre 2025, ricostruisce uno scontro sempre più aspro con l’assistente sociale incaricata del caso. Dopo un’apparente riapertura a maggio, tutto si rompe. Lo ammette lo stesso Nathan: “Abbiamo smesso presto di fidarci dell’assistente sociale”.
Secondo l’Ecad, i genitori “hanno manifestato la chiara volontà di non recarsi a colloquio” e reso impossibile ogni visita. Loro si sentono sotto assedio: “Siamo stati vittime di bullismo, molestie e minacce dal Comune”. In estate, il silenzio totale. I funzionari non riescono più a vedere i bambini. Scatta l’intervento con carabinieri e curatore speciale: “visita domiciliare a sorpresa”. I Trevallion si chiudono nel casolare di 40 metri quadri. “Non è stato possibile parlare con i minori, solo vederli a distanza”.
Famiglia nel bosco, la sinistra sta coi giudici: il caso deflagra
Eccoli di nuovo, i boschi d’Abruzzo trasformati in ring nazionale, con la politica che sguaina le lame sul de...Poi il tentativo estremo: un progetto socio-psico-educativo sottoscritto dalle parti. Ma la fotografia che emerge è drammatica. “Condizione di disagio abitativo, assenza di servizi igienici, niente luce, acqua e gas”. I genitori respingono tutto: casa calda, bagni quotidiani, cibo regolare. Nessuna entrata fissa, se non le consulenze energetiche online di Catherine. Pesano anche l’isolamento dei figli, giudicato una scelta ideologica: “I figli non possono frequentare liberamente altri coetanei perché influenzabili”. Psicologa, neuropsichiatra, analisi del sangue. Davanti all’ultima richiesta sanitaria arriva la risposta che spezza tutto: “Vogliamo 150mila euro”. Da lì, la decisione finale: i minori vengono allontanati. Il dramma familiare è compiuto.




