Via Gesù. Via Giuseppe e Maria. Via la stella cometa. Via pure il bue e l’asinello. Banditi tutti da canzoni e poesie: si celebra il Natale ma senza nessun riferimento al Natale. Guai a chiamare le cose col proprio: qualcuno può offendersi. Chi? Gli islamici, ovviamente. Il 25 dicembre, giorno della Natività, si avvicina e le follie iper-progressiste avanzano a passo spedito. Dopo Genova (stop al presepe in Comune), Bruxelles (il presepe c’è ma i membri della Sacra Famiglia sono raffigurati senza volto) e Grosseto (alla recita di Natale “Jingle Bells” si canta ma senza nominare Gesù), l’ultima fermata è Chiuduno, in provincia di Bergamo. All’istituto comprensivo del paese, poco più di seimila abitanti, stanno arrivando raccomandazioni precise dai vertici: i simboli religiosi vanno evitati per non urtare la sensibilità degli alunni immigrati.
L'ARRETRAMENTO
Da queste parti, in alcune classi, i bambini stranieri sono infatti più di quelli italiani. Pakistani, senegalesi, albanesi, nordafricani, indiani. Nessuna di queste comunità ha però fatto pressioni affinché la tradizione cristiana fosse cancellata: come spesso accade, tutto è partito da chi al contrario dovrebbe favorire l’integrazione e non l’arretramento culturale. L’indicazione arrivata dalla dirigenza scolastica, stando a quanto risulta a Libero, è stata molto chiara: depurare ogni canzone e ogni poesia da tutto ciò che riguarda la Natività, tanto per tutto ciò c’è già l’ora di religione. Ammessi solo riferimenti a scambi di regali, alberi addobbati e pace.
Dovranno quindi dimostrare grande creatività maestre e professoresse per inventare testi di Natale senza parlare di Natale. Un po’ come chiedere di risolvere un problema matematico senza poter fare addizioni e sottrazioni. Un po’ affrontare un’interrogazione di storia senza poter citare le date principali degli avvenimenti. Un po’ come fare un tema senza poter usare articoli e avverbi. Una vera e propria missione impossibile. Persino le decorazioni nelle aule e nei corridoi devono essere neutre: sì a pupazzi e fiocchi di neve e palline, no a stelle comete (chi voleva donarne una alla scuola si sarebbe sentito rispondere «no, grazie» perché considerato un simbolo «troppo religioso»). Va da sé che nemmeno il presepe sarà allestito nell’istituto di Chiuduno. Ma questa, tra la comunità scolastica, viene recepita come una decisione scontata. Perché la corsa a nascondere le proprie tradizioni e a calpestare le proprie radici è qualcosa di ormai consolidato.
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La Lega, però, non ci sta. «La nascita di Gesù andrebbe celebrata senza parlare di lui né dei simboli del cristianesimo? Un cortocircuito senza senso. Siamo al paradosso: noi, in Italia, nel nostro Paese, dobbiamo sottostare alle tradizioni di chi è ospite? Ma come si fa?», attacca il vicesegretario ed europarlamentare Silvia Sardone. E ancora: «Non possiamo restare in silenzio davanti a questo ennesimo sfregio della nostra cultura e delle nostre radici. Questo è l’ennesimo caso di laicità al contrario: censuriamo la nostra identità e le nostre tradizioni e poi la sinistra sostiene le scuole chiuse per Ramadan?».
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Dicevamo dei freschi precedenti. A Magliano in Toscana, in provincia di Grosseto, alcune insegnanti di una scuola primaria hanno deciso di proporre ai bambini- in vista della recita natalizia in programma il 17 dicembre - una versione per così dire neutralizzata di “Din don dan”, ovvero la replica italiana di Jingle Bells, sostituendo il verso dedicato ai doni portati da Gesù con una formula ben più generica. Oseremmo dire insensata. La consegna dei regali, infatti, viene attribuita al “buon Natal”. Diverse famiglie, inviperite, hanno chiesto conto di questa scelta all’istituto e si sono sentite rispondere che è tutta questione di “laicità”. Lo scontro, inevitabilmente, è diventato politico, con Lega e Fratelli d’Italia sulle barricate. «Una forzatura ideologica che offende la nostra cultura», l’hanno definita.
A Genova, invece, la moderata sindaca Silvia Salis, astro nascente del progressismo alternativo a Elly Schlein, ha invece lasciato campo libero alla linea grillina: addio al presepe che ogni anno veniva ospitato nell’atrio del nobile Palazzo Tursi, sede del Comune. E dire che si è sempre professata cattolica... A Bruxelles, invece, nel cuore dell’Europa, la testa del Bambino Gesù è stata rubata dal presepe, sempre che così si possa chiamare, allestito nella Grand-Place. Gesù è stato decapitato e il balordo responsabile dello sfregio è scappato portandosi via quella palla di stracci.




