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Corrado Augias, l'ultimo flop: a "Più libri più liberi" 105mila visitatori

di Massimo Costamercoledì 10 dicembre 2025
Corrado Augias, l'ultimo flop: a "Più libri più liberi" 105mila visitatori

2' di lettura

Il boicottaggio rosso, alla fine, è fallito. Dopo settimane di appelli, arringhe, serrate, libri coperti per protesta e spintoni intimidatori, la fiera di Roma “Più libri più liberi” chiude in positivo. Non c’è stata nessuna fuga dei visitatori: alla Nuvola di Fuksas sono passati a sbirciare volumi- ed acquistarli- circa 105mila persone. «Un dato sostanzialmente in linea con il 2024» sottolinea una nota degli organizzatori al termine della venticinquesima edizione della fiera. Dodici mesi fa, gli ingressi erano stati 110mila. La fuga dai padiglioni per punire la presenza dell’editore di destra “Passaggio al bosco” non si è materializzata: eppure l’avevano chiesta i soloni della gauche culturale italiana, da Antonio Scurati ad Alessandro Barbero, da Daria Bignardi a Caparezza.

Poi era arrivata la plateale fuga di Zerocalcare, che aveva deciso di disertare l’appuntamento con la fiera perché - parole sue- «non si condividono gli spazi con i nazisti. Ognuno c’ha i suoi paletti, e questo è il mio». Stesso copione per Corrado Augias, altro totem dei progressisti tendenza La7: «Non voglio condividere nulla con chi ha simpatie neonaziste. Non ho nulla in contrario all’esistenza di un editore con dichiarate simpatie neonaziste, però non voglio avere nulla a che spartire con lui, nemmeno lo spazio di un bel salone».

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E Massimo Giannini? La firma di Repubblica ha motivato la scelta di non presenziare alla kermesse romana con la «cultura costituzionale». «Io sto con Zerocalcare, io sto con Augias» proclamò Giannini in un crescendo rossiniano che è arrivato a coinvolgere perfino il governo di Centrodestra. «Le destre hanno un modo assai spregiudicato di affermare la “nuova egemonia”, invocano il free speech ma a corrente alternata. Scimmiottando l’America trumpiana in lotta contro il wokismo e il politically correct, i Fratelli d’Italia rivendicano il diritto di dire e fare qualunque nefandezza, dalle farneticazioni storiche di La Russa alle celebrazioni macabre di Acca Larentia».

Uno mette in fila tutti i campioni della campagna per il boicottaggio della fiera romana, poi vede i numeri e pensa: «Tutto qui?». Il can can progressista, semmai, ha dato pubblicità all’evento: l’anno scorso era già successo, in misura minore, con il caso Caffo (filosofo condannato in primo grado per maltrattamenti sull’ex compagna e contestato dalla sinistra woke). Stavolta la grancassa è stata più forte, e più rapido è stato il boomerang a ritornare addosso a chi si augurava il grande flop. Invece i libri degli editori marchiati dalla polizia del pensiero rosso - in primis “Passaggio al bosco”, ma anche “Idrovolante” - sono andati a ruba. Può essere che molta gente sia andata a curiosare tra quei banchi solo dopo la campagna censoria dei progressisti. E tra quelle 105mila persone, ne siamo sicuri, c’era anche tanta gente di sinistra che se n’è fregata dell’ordine di scuderia di intellettuali, scrittori e fumettisti.

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