Libero logo

Garlasco, "cosa c'è nella telefonata al 118 per Chiara": clamoroso retroscena

domenica 14 dicembre 2025
Garlasco, "cosa c'è nella telefonata al 118 per Chiara": clamoroso retroscena

2' di lettura

La criminologa Roberta Bruzzone ha analizzato in dettaglio la telefonata di Alberto Stasi ai soccorsi il 13 agosto 2007, dopo il ritrovamento del corpo di Chiara Poggi nella villetta di Garlasco. Applicando parametri da uno studio americano su migliaia di chiamate al 911, Bruzzone descrive la chiamata come una "finestra psicologica" su Stasi, evidenziando un distacco emotivo incompatibile con chi scopre la fidanzata morente.Il tono di Stasi è "piatto, quasi notarile": risponde solo a domande dell'operatore, senza paura, stress, disorientamento o preoccupazione reale per Chiara.

Non la chiama per nome, non grida, non verifica il respiro, non entra in panico. Usa espressioni distanzianti come "una persona", "forse viva", "forse l’hanno uccisa", invece di frasi urgenti tipo "la mia fidanzata è a terra, aiutatemi, c’è sangue ovunque".

Bruzzone nota incongruenze: Stasi dice che Chiara è "sdraiata per terra in casa", mentre era sulle scale del seminterrato; dà indicazioni imprecise sull'indirizzo, ritardando potenzialmente i soccorsi. Chiama solo dalla caserma dei carabinieri, dopo essersi allontanato in auto, senza urgenza reale.Secondo lo studio citato, questi elementi – distacco, narrazione neutra, minimizzazione della violenza – sono tipici di chi elabora una versione per distanziarsi dall'evento, suggerendo un comportamento menzognero. "Lui ha messo Chiara in quella condizione", conclude Bruzzone, perché solo chi ha assistito direttamente poteva conoscere certi dettagli, ma descriverli in modo così freddo e sbagliato.Nonostante tentativi di interpretarla favorevolmente, la chiamata manca di emozioni genuine e shock attesi: "Sforzarsi di leggerla in chiave innocente è un’impresa titanica". Per l'esperta, indica che Stasi non era concentrato sul soccorso, ma su una narrazione auto-protettiva.