Se i grillini faranno ballare le banche, Casini finisce in mutande
Quando è stato rieletto per l'ennesima volta nel 2013 il senatore Pierferdinando Casini scriveva nella sua dichiarazione patrimoniale di avere 400 azioni della banca di credito cooperativo dell'Alto Reno, e così quando proprio lui è stato eletto presidente della commissione di inchiesta sul sistema bancario italiano, c'è chi ha gridato al conflitto di interessi. Per una banchetta così, che manco è quotata in borsa? I polemisti non hanno fatto la fatica di leggere le dichiarazioni patrimoniali degli anni successivi, che dovevano solo segnalare le variazioni: azioni comprate e rivendute. L'avessero fatto avrebbero capito che Casini è davvero innamorato delle banche. Nel 2014 si compra 1.593 azioni di Finecobank, 864 azioni del Banco Santander e 84 azioni a Parigi di Societè Generale sa, che ha una sua divisione di investment banking. Nel 2015 eccolo acquistare 194 azioni di Bnp Paribas, altre 176 azioni di Societè Generale e 1.289 azioni di Mediobanca, vendendo un po' di Santander e tutte le Finecobank. Nel 2016 altro acquisto, ben azzeccato: 4.607 Intesa San Paolo e vendita di tutte le azioni Mediobanca e Societè Generale. Insomma , il presidente della commissione di inchiesta sulle banche è il migliore investitore che esista in Parlamento sui titoli bancari nazionali ed esteri: li compra e li vende sempre nel momento giusto. Bisogna capire la riservatezza e il passo felpato che oggi chiede nelle regole di quella commissione, e che tanto ha fatto arrabbiare il Movimento 5 stelle che giustamente pensa si stia per fare una inchiesta finta e inutile: niente domande, se non le ammette Casini, niente trasparenza, il più delle sedute della commissione saranno segrete secondo il regolamento imposto dal suo presidente. Tutto questo riserbo serve a non terremotare i titoli bancari quotati. E soprattutto il portafoglio personale di Casini, che correrebbe il rischio di finire in mutande… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis