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Tutti scommettono sul divorzio Salvini-Di Maio. E sbagliano

Franco Bechis
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In tanti scommettono sulla rapida fine del governo gialloverde e quindi sul divorzio fra Matteo Salvini e Luigi di Maio che sono il fondamento dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Ci sperano ovviamente Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, oggi destinati ad essere semplici comparse della politica, ruolo a cui non sono mai stati abituati. Ma fanno il tifo anche numerosi altri poteri in Italia, come si è capito da Confindustria, dai banchieri e da gran parte della grande stampa e tv italiana. Legittimo sperare. Ma non lungimirante. Perché i due sono destinati a durare. E per molti anni quella alleanza politica sarà la sola possibile. A meno che gli elettori decidano diversamente. Ma questo è sempre possibile…Gran parte delle divergenze che vengono narrate sulla stampa non sono infatti tali, e le due componenti discutono assai meno di quello che accadeva ad esempio fra Lega e Forza Italia o An nel vecchio centrodestra. Di conflitto non si può affatto parlare, anche se è vero che ci sono personalità che hanno pensieri e sfumature diverse, come il presidente della Camera, Roberto Fico. Ci sono, ma sono in gran parte minoritarie sia su un fronte che su un altro. E sia Lega che M5s hanno fortissimo nel loro dna politico il completo distacco dalle politiche del Pd e dei governi precedenti, cosa che sembra difficilissimo fare per Forza Italia. E l'alleanza attuale di governo è non poco facilitata da Salvini, che sarà un leader politico mediatico e populista, ma molto pragmatico e assai poco ideologico, più incline a cercare di risolvere i problemi che a sventolare bandiere ideali. Allo stesso modo il Movimento 5 stelle ha una caratteristica sconosciuta alla politica tradizionale: è disposto a tornare indietro su quello che fa, non difende contro ogni evidenza nè le proprie persone nè le decisioni prese. Anche se non manca qualche gruppetto più ideologico degli altri per storia personale e militanza passata, il grosso del Movimento 5 stelle ha lo stesso pragmatismo di Salvini: entrambi i movimenti/partiti hanno antenne molto sensibili sui bisogni delle piazze reali e virtuali e adattano le loro risposte a quei bisogni. Mentre entrambi sono assai meno sensibili a quei ristretti salotti e cenacoli che erano in grado di condizionare più di ogni altro le politiche governative nella prima come nella seconda repubblica. Avendo seguito da cronista spesso il M5s e in molte occasioni pure la Lega sia in parlamento che nelle piazze, non mi erano sfuggite queste affinità già all'inizio della scorsa legislatura, ed era anche naturale che questa sintonia crescesse con gli anni, visto che sono state le uniche due vere forze di opposizione a tutti i governi Pd. Inn particolare la loro alleanza era già evidente all'epoca su ogni vicenda che abbia visto al centro l'Unione europea e soprattutto le banche italiane, che sono state il principale oggetto delle politiche governative sia con il governo di Enrico Letta che con quelli di Renzi e di Paolo Gentiloni. Su questo tema ad esempio economisti critici come Claudio Borghi e soprattutto Alberto Bagnai poi candidatisi nella Lega, erano seguitissimi già allora dalla base del M5s. Guardate che anche su un tema su cui oggi chi spera che quell'alleanza scoppi soffia a pieni polmoni, come quello dell'immigrazione Lega e 5 stelle da anni non avevano distanze abissali. Non ho mai trovato grande differenza nemmeno girando per le piazze fra gli uni e gli altri militanti. Anche nel M5s c'era grande sofferenza per una immigrazione spesso clandestina quasi sempre arruolata dalla criminalità o utilizzata da affaristi senza scrupoli- anche quando indossavano abiti presentabili travestiti da missionari laici o religiosi- e mai gestita dai governi precedenti, che intonavano giaculatorie sull'accoglienza e poi se ne fottevano di chi veniva – si fa per dire- accolto. Nel 2014 per altro giravo con una gopro che tenevo in mano sul proprio bastone, nascondendo con del nastro adesivo nero le luci per non fare vedere se era accesa o meno. Mi accorsi che se fissavo negli occhi l'interlocutore il suo sguardo non cadeva mai sulla mia mano, quindi registravo senza che lui se ne accorgesse. Poi montavo i frammenti in cui ero riuscito a tenere l'inquadratura (ogni tanto fallivo) in una rubrichetta web che avevo chiamato “Spy Bec”. Pizzicai molti politici che così parlavano con più libertà. Fra questi Alessandro Di Battista, che sull'immigrazione disse cose per nulla distanti da Salvini. Il video fu questo qua: https://www.youtube.com/watch?v=_C5H7Y7-Rzc&t=41s . Qualche giorno dopo rividi Dibba, e pensai: “Ora mi mena di santa ragione”. Invece venne da me con la mano tesa e mi disse: “Quando ho visto il video ero arrabbiato, sì. Poi ho controllato e ho visto che l'hai fatto con tutti, e quindi non posso lamentarmi. Tu hai fatto il tuo mestiere, sono stato stupido io”. Non mi era mai accaduto (di solito menavano o urlavano), e da lì nacque se non un'amicizia, qualcosa di molto simile. Tutto questo excursus per dire che sono pronto a scommettere che questo governo durerà, e non si dividerà come sperano tutti gli altri. Anzi, l'alleanza Lega-M5s diventerà sempre meno occasionale e finchè avrà il vento in poppa del consenso popolare è possibile che produca cambiamenti anche nelle giunte di centrodestra oggi esistenti, mentre vedo sempre più difficile che si possa ricomporre una unione fra Lega, Forza Italia e Fratelli di Italia che programmaticamente mi sembra assai più distante da quella oggi unita solo da un formale contratto di governo. Fossi in uno degli altri soggetti oggi all'opposizione, mi attrezzerei per un'alternativa su basi assai diverse, ripensando radicalmente il modo di stare sulla scena politica e ammainando bandiere ideologiche che oggi puzzano di muffa.   Alessandro Di Battista, alleanza, Enrico Letta, Giuseppe Conte, governo, lega, Luigi di Maio, M5s, matteo renzi, Matteo Salvini, Paolo Gentiloni, primizia, Roberto Fico, Silvio Berlusconi Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis

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