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Trovare lavoro all'estero: la mappa delle occasioni e dei posti più richiesti

Luca Di Martino
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Volete un lavoro? Cercatelo all'estero. Consiglio praticabile, perché fuori dai confini nazionali ingegneri, informatici, manager e molte altre professioni sono stimate e ben retribuite. Da un'indagine realizzata ad hoc per Panorama da società per la ricerca del lavoro quali Monster, Adecco, Gi Group e OpenJobMetis è emerso che sono oltre mille le opportunità lavoro per gli italiani all'estero. Merito della professionalità settoriale, della flessibilità e dell'inventiva creativa. In Italia mi laureo, in Europa lavoro - In Italia il mondo del lavoro fatica a riclassificarsi, specialmente nei riguardi dei giovani laureati, i quali, pieni di qualifiche e specializzazioni, compiono sacrifici su sacrifici pur di realizzarsi nel proprio Paese. Alcuni ci riescono, altri rimangono bloccati nel circuito dei lavori interinali. Ma la causa non risiede tanto nella loro incapacità quanto nelle negligenze del sistema-Stato e nelle falle di ricerca e sviluppo. Se l'Italia non investe e non crede nei giovani, l'alternativa allora è emigrare. Anche perché gli italiani all'estero sono apprezzati. Nei settori di nicchia prevalgono, nei lavori in team sanno distinguersi e a livello di direzione sono tra i più autorevoli (si pensi a Walter De Silva, classe 1951, direttore generale del design di Volkswagen). E' su questo tema che Panorama ha voluto combattere il tabù degli italiani laureati disoccupati, per indagarne la loro reputazione all'estero, verificarne l'occupazione e scoprire le attività in cui sono maggiormente richiesti. La mappa dei paesi più ambiti - In Germania , su 400 lavoratori italiani presi a campione, i principali settori d'impiego per i giovani italiani riguardano l'ingegneria meccanica (40%), la consulenza di prodotti alimentari (20%), la chimica (20%) e la progettistica di software (5%). Nel Regno Unito, sempre su una base di 400 lavoratori, tra gli impieghi nei quali gli italiani sono più richiesti spiccano analisti finanziari (40%), i consulenti del settore turistico (30%) e i manager generici bilingue (30%). In Svizzera, invece, su una base di 100 impiegati, vengono ricercati progettisti in ambito iCloud (20%), consulenti legali (20%) e addetti alla qualità (5%). Infine la Francia dove, su un campione di 60 lavoratori, i comparti per eccellenza riguardano la moda (40%), la chimica e la microbiologia (20%) e l'assistenza di direzione (10%). Gli studi su cui puntare - Il quadro generale dello studio fornisce una interpretazione lapalissiana: le facoltà scientifiche hanno la meglio. A confermarlo è anche Nicola Rossi, country manager di Monster per l'Italia: "Chi ha una formazione scientifica ha più opportunità di chi ha una formazione umanistica". E questo grazie ai nostri Politecnici, che rappresentano delle fucine di genietti, come spiega Marco Guarna, responsabile di Euro Engineering e Modis, due brand dell'agenzia Adecco: "C'è una richiesta specifica per gli ingegneri italiani nei settori dell'automotive, della chimica (nel campo oil & gas) e dell'elettronica". Franco Ghiringhelli, vicepresidente delle risorse umane di Marie Tecnimont, realtà italiana leader internazionale nel settore dell'ingegneria che assume 30/40 neolaureati ogni anno, tocca un punto dolente: il basso livello di conoscenza delle lingue e la debole sinergia tra scuola e lavoro: "Un civil engineering inglese - spiega Ghiringhelli - è pronto a lavorare appena esce dall'università, mentre in Italia spetta all'azienda colmare il gap che sussiste tra scuola e lavoro". "I giovani devono includere nel loro percorso formativo un'esperienza all'estero", spiega Laura Piccolo, di OpenJobMetis, società attualmente alla ricerca per 5 ingegneri gestionali e 10 ingegneri meccanici disposti a lavorare all'estero. Posti come Algeria, Kazakhstan e Siberia: impegnativi, ma chi accetta ha un futuro garantito. 

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