Pmi: Rapporto Cerved, redditività in calo e fatturato in stallo
Milano, 11 nov. (Labitalia) - Indici di redditività in calo, fatturato in aumento in termini nominali (+4,1%, l‘anno prima era 4,4) ma nella sostanza fermo ai livelli del 2017, valore aggiunto cresciuto (+4,1%) a ritmi più ridotti dei costi del lavoro (+5,6%), con effetti negativi sulla produttività e sui margini, tempi e ritardi nei pagamenti di nuovo peggiorati, dopo una lunga fase di miglioramento: la ripresa delle pmi, che durava dal 2013, nel 2018 ha perso slancio e ha continuato a perderlo anche nella prima parte del 2019. Eppure, nonostante la congiuntura non più favorevole, le aziende italiane sono finanziariamente sempre più solide. A dirlo è il Rapporto Cerved Pmi 2019, presentato oggi a Osservitalia in collaborazione con Borsa Italiana, che fotografa lo stato di salute economico-finanziaria delle piccole e medie imprese italiane dal punto di vista dei bilanci, della demografia, del credito e del debito commerciale, del rischio di default, grazie al vasto patrimonio di informazioni di Cerved integrato con i sistemi di rating, di score e dai modelli previsionali sviluppati dall'azienda. Il focus quest'anno è dedicato al nuovo Codice della crisi, a cui Cerved ha contribuito in qualità di partner scientifico del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nell'elaborazione degli indici della crisi. Le procedure di allerta previste dal nuovo Codice mirano a un'emersione anticipata delle crisi aziendali, con lo scopo di risanare società per cui la difficoltà è temporanea e rendere più rapida e meno costosa l'uscita dal mercato per quelle in cui è invece irreversibile. Il rispetto degli ‘obblighi organizzativi' previsto dalle nuove norme richiederà alle imprese di dotarsi di sistemi di autovalutazione per monitorare il proprio rischio di default. Ciò comporterà investimenti non trascurabili in sistemi di risk management, formazione e per nominare gli organi di controllo, con maggiori costi per ogni pmi compresi tra 20 e 40 mila euro all'anno. I benefici per il sistema potrebbero comunque superare i costi e raggiungere i 10 miliardi di euro (contro 6 miliardi di spesa) se le pmi coglieranno quest'opportunità per migliorare la loro gestione economico-finanziaria. Secondo il precedente Rapporto, in Italia nel 2017 la ripresa economica si era consolidata, con un'accelerazione dei ricavi e della redditività delle imprese, in un contesto di grande solidità finanziaria. I dati del nuovo Report di Cerved, giunto alla sesta edizione, indicano invece come nel 2018 e nella prima parte del 2019 la crescita del fatturato e dei profitti si sia fermata, senza però incidere negativamente sui profili di rischio delle aziende, ulteriormente migliorati rispetto all'anno precedente. “Grazie a uno sforzo di capitalizzazione degli imprenditori e al dividendo del quantitative easing, che ha ridotto il peso degli oneri finanziari, oggi abbiamo un sistema di imprese molto più solido", conferma Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group. "Le oltre 100.000 pmi che classifichiamo come ‘sicure' o ‘solvibili' - spiega - potrebbero finanziare investimenti per 133 miliardi di euro senza compromettere il loro profilo di rischio. E risorse aggiuntive potrebbero arrivare dall'adeguato utilizzo delle nuove tecnologie: Cerved, ad esempio, ha appena lanciato Money&Go, una piattaforma Fintech totalmente digitale su cui le piccole imprese potranno vendere le fatture attraverso una valutazione automatica del rischio del cedente e del ceduto. Uno strumento utile anche per banche e società di factoring. In Italia esiste un potenziale di smobilizzo delle fatture che valutiamo in 40 miliardi di euro”. Anche nel prossimo triennio, secondo l'analisi, le pmi italiane continueranno a evidenziare profili solidi, pur crescendo poco in ragione di una congiuntura economica debole, al di sotto di un punto percentuale in termini reali: nel 2019, infatti, i fatturati segneranno una netta frenata e accelereranno leggermente nel successivo biennio, mentre la redditività lorda sarà sostanzialmente ferma per poi crescere a ritmi lenti. Gli indici di redditività subiranno un'ulteriore flessione: nel 2021, al termine del periodo di previsione, il Roe si attesterà al 10,4% (dall'11% del 2018). Ciononostante, il rafforzamento patrimoniale e il calo della rischiosità dovrebbero proseguire, anche se più lentamente rispetto al passato.