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Cara Boldrini, che follia criminalizzare le veline...

La bellezza deve essere valorizzata, non è segno di degrado ma fonte di ispirazione per poeti e artisti

Andrea Tempestini
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Spiace che a scorrazzare ancora una volta lungo le acque del Banal Grande sia un personaggio di rilievo delle nostre istituzioni democratiche. Il presidente della Camera, Laura Boldrini. È stata lei a dire che sarà un gran cosa ai fini del rinnovo dell'immagine della donna nella tv pubblica che non si faccia più il concorso di Miss Italia, e questo perché già l'idea di cercare e valorizzare la Bellezza femminile sarebbe un modo di ridurre la donna ai suoi attributi fisici e dunque in qualche modo sminuirla se non offenderla. A me questa crociata contro l'idea stessa di una gara fondata sulla Bellezza femminile, della gara che rivelò al nostro immaginario Lucia Bosè e Sophia Loren e cento altre, sembra una sciocchezza inimmaginabile.  Ciò che è tutt'altra cosa dal riconoscere che le ultime annate televisive di Miss Italia erano di una noia soporifera oltre che sprovviste di qualsiasi spezie che elettrizzasse quanti di noi se ne fanno un faro dell'adorazione della Bellezza femminile. Quel concorso, quella gara, quella cernita e valorizzazione di belle ragazze del tempo nostro andava mille volte ammodernata, aggiornata, resa meno insipida e prevedibile. Alla volta (più di dieci anni fa) che feci parte di una sorta di giuria del concorso lo avevo ripetuto non so quante volte che nell'epoca delle “veline” inventate da Antonio Ricci per esibirsi sul palco di “Striscia la notizia”, le candidate abituali di Miss Italia (non tutte!) sembravano le loro nonne. Un «numero sulla schiena» ha detto la Boldrini, e in questo aveva ragione. Non ha ragione nemmeno un po' nel pronunciare che una cosa è la strada alta della Donna moderna e delle sue prerogative morali e professionali, e tutt'altra la strada della Bellezza della donna, e come se la donna moderna fosse in antitesi con la donna che è bella e lo sa e se ne vanta e conta a migliaia noi che ne siamo gli umili ammiratori. E a non dire che senza la Bellezza femminile e i suoi corifei, sarebbe stata tutt'altra la storia della letteratura, della pittura, della poesia. Come ha scritto una volta Carlo Dossi, Francesco Petrarca era un autore noioso prima di incontrare Laura. E non è che la Bellezza femminile parla solo a noi maschietti bavosi (io bavoso non lo sono nemmeno un po'), e bensì anche alle donne tutte. Non solo le belle e impudenti ragazze degli anni Sessanta italiani si sono identificate in Valentina, l'eroina del disegnatore principe Guido Crepax di cui è in corso una bella mostra a Milano. A tutte le ragazze italiane dei Sessanta Valentina ha insegnato qualcosa quanto all'esser libere e fiere. La Boldrini prende in mano delle statistiche e dice che solo il 2 per cento delle donne che compaiono in televisione parla a dire una sua opinione e un suo giudizio. Se stanno lì è per fare sfoggio di scollature (e relativo silicone) e di minigonne sul cui contenuto la camera non si perde un primo piano che sia uno. Sfumatura più sfumatura meno, è esattamente così. Con l'aggiunta di una terza tipologia, le donne siliconatissime che in tv ripetono all'infinito che i valori su cui devono puntare le donne sono tutt'altri, valori dello spirito e della conoscenza intellettuale. Solo che il discorso qui è più complesso di quanto appaia. Non mi pare che ci sia qualche milite appostato in tv a impedire alle donne di prendere la parola. Serena Dandini, Milena Gabanelli, Federica Paninucci, Lucia Annunziata, Lilli Gruber, Miriam Leone (un'ex Miss Italia recente), Simona Ventura, Daria Bignardi e cento altre la parola la prendono eccome. Molte, moltissime altre invece non sono lì per prendere la parola e bensì solo per scenografia, e tavolta non solo in trasmissioni di serie B. Una bella donna ci sta sempre e ci starà sempre, in un prodotto della comunicazione di massa, a dare all'occhio e all'immaginazione la sua parte. Del resto se in molti accendono la televisione è per vedere una ragazza che abbia le movenze di una lap dancer e non il volto di una donna segnata dalle rughe e dagli affanni. Non per questo diremo che la Bellezza femminile è una colpa e la malediremo. Non per questo scenderemo così in basso da prendercela con le ragazze che vanno in giro strizzate da shorts corti e aderentissimi sino a dire che se ci sono in giro dei sottouomini che ne sono accesi negativamente, è colpa di quegli shorts. Mai diremo una sola parola contro la Bellezza femminile, che è invece la prova definitiva dell'esistenza di Dio. Lo so, lo so benissimo che negli spot pubblicitari le ragazze sono sempre invitanti e seminude. È una semplificazione atta al pubblico babbeo, meglio quella che sparare alle ragazze che vogliono studiare come pure avviene da qualche parte. Quanto alle semplificazioni del linguaggio pubblicitario, in quegli stessi spot c'è sempre un maritino che torna a casa gongolante e chiede alla moglie quali cibi succulenti abbia preparato. Ogni volta a me, che per trenta o quarant'anni ho cucinato e messo in tavola per le mie amiche (molte delle quali non sarebbero entrate in una cucina neppure morte), me ne veniva un singulto. Non per questo chiedevo l'abolizione degli spot pubblicitari, spot di cui non è mai morto nessuno. Così come non morirà mai nessuno a causa dell'una o dell'altra sfilata di Miss. Semmai il contrario. Rinascerà. di Giampiero Mughini

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