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Foibe, la svolta epocale della Rai con Terra rossa: si possono chiamare i colpevoli con il loro nome

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Gino Coala
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Venerdì sera ho deciso con mia moglie di guardare su Rai3 il film "Terra Rossa", anziché il Festival di Sanremo. Il Festival non l' avrei guardato comunque, ma per mia moglie rinunciarvi è stato un consapevole sacrificio, dettato da senso civico. Avevamo già visto il film alla Prima e ne avevamo commentato la purtroppo necessaria crudezza e - da appassionali cinefili - gli aspetti tecnici. Quando si riguarda un film si notano cose che alla prima visione erano sfuggite. Ci siamo stupiti dell' essere stati entrambi colpiti da una frase che dice l' interprete di Norma Cossetto all' inizio del film, durante una conversazione domestica: «noi non saremo mai comunisti». La semplice, diretta e percettibile accezione negativa dell' utilizzo del termine "comunista" ha colpito noi, che ci occupiamo di informazione e comunicazione da tutta la vita, ancor più di alcune scene tragicamente realistiche di questa ricostruzione cinematografica. Quando nel 2005 si realizzò il primo tentativo di portare in televisione la nostra tragedia nazionale con la mini serie "Il cuore nel pozzo", restammo tutti delusi: era stato fatto qualcosa finalmente, ma le esigenze di produzione avevano trasformato la pianificata pulizia etnica operata dai comunisti slavi in una vicenda familiare e personale e mai in tutto lo sceneggiato gli assassini erano stati definiti per quello che erano, cioè "comunisti", venendo descritti con l' epiteto quasi grazioso di "titini", un termine che i contemporanei della tragedia non usavano e nemmeno conoscevano. I nostri genitori e nonni, gli infoibatori li chiamavano semplicemente i partigiani comunisti, accomunando con questa definizione sia gli slavi che comandavano le bande di assassini, sia gli italiani che li assistevano e facendo così anche una chiara distinzione rispetto ad altri partigiani che erano stati a loro volta vittime della pulizia etnica o ideologica, come quelli della Osoppo. LE RESPONSABILITÁ Anche in "Terra Rossa" si utilizza poi per tutto il film il termine "titini", storicamente improprio. Quando in passato si proiettavano documentari sulla dittatura sofferta dalle popolazioni dell' Europa dell' Est i cattivi erano i sovietici, oppure gli stalinisti. "Comunista" è una definizione che in Italia è sempre stata "protetta" da commentatori, sceneggiatori, storici, conduttori televisivi. Chiunque facesse del male era qualcosa d' altro, si trattasse di Pol Pot o delle Brigate Rosse. Lo stesso presidente Napolitano, nei suoi interventi istituzionali, continuava a ricondurre i massacri sul confine orientale ad una faida tra nazionalismi etnici, addirittura tra due "fascismi", anche se uno si fregiava della stella rossa. Io non sono anticomunista. Non è il comunismo che ha umiliato e massacrato milioni di esseri umani. Sono stati i comunisti. Uomini e donne che hanno usato quella specifica ideologia per giustificare e coprire il loro gusto di schiacciare altre persone. Ma avrebbero ugualmente usato una religione, una superstizione o una mistificazione qualunque per giustificare i loro crimini. Ho conosciuto comunisti che dinanzi all' ingiustizia e all' orrore si sentono rivoltati e dicono «non è questo il comunismo in cui credo io». Sono forse degli ingenui che non hanno compreso le implicazioni delle idee che avevano assorbito, ma sono persone che almeno non ne sono state snaturate. Quando ero bambino sentivo gli adulti raccontare che i partigiani agli italiani in Istria chiedevano: «tu sei più italiano o più comunista?». E se rispondevi più italiano eri morto, se rispondevi più comunista dovevi aiutarli a scovare e uccidere altri italiani. Ancora oggi l' Italia è piena, in particolare negli ambienti che gestiscono cultura e informazione, di persone che, senza nemmeno che gli venga posta la domanda, ostentano e vivono quotidianamente la risposta «più comunista che italiano». Per questo sentir dire dallo schermo "comunista" con quel tono, rappresenta una vera novità. Forse un inizio di cambiamento. di Marcello De Angelis

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