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Procreazione assistita. L'Italia autorizza per la prima volta il test pre impianto

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Via libera del tribunale di Salerno a una coppia fertile portatrice di malattia ereditaria

Michela Ravalico
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Per la prima volta in Italia una coppia fertile, portatrice di una grave malattia ereditaria (l'Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1), ha potuto chiedere il test pre impianto nell'ambito della fecondazione assistita. Ad autorizzare l'intervento, aggirando l'articolo 1 della legge 40 sulla fecondazione assistita, è stato il giudice Antonio Scarpa del Tribunale di Salerno. La coppia, portatrice di una patologia che impedisce a un bambino di raggiungere l'anno di vita perché porta a paralisi e atrofia di tutta la muscolatura scheletrica e neuronale, si era rivolta al ginecologo Domenico Danza per accedere alla procreazione medicalmente assistita e poter effettuare la diagnosi preimpianto. Lo specialista non ha potuto consentire l'accesso alle pratiche di procreazione medicalmente assistita perchè la Legge 40 del 2004 lo consente solo per casi di sterilità/infertilità. Il giudice Antonio Scarpa, invece, nella sentenza ha stabilito che "Il diritto a procreare, e lo stesso diritto alla salute dei soggetti coinvolti, verrebbero irrimediabilmente lesi da una interpretazione delle norme in esame che impedissero il ricorso alle tecniche di diagnosi pre impianto parte di coppie, pur non infertili o sterili, che però rischiano concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili".  Il Tribunale di Salerno, per la prima volta in assoluto, ha quindi consentito di ricorrere alla procreazione assistita preceduta da diagnosi genetica preimpianto alla coppia fertile. In passato,  i due genitori avevano dovuto affrontare 3 aborti e nel 2003 era morta loro una figlia di appena sette mesi per colpa di quella malattia. "Siamo riusciti ad avere un bambino sano nel 2005 ma siamo stati costretti - ha spiegato la donna, quasi 40anni, lombarda, con un marito quasi coetaneo e fertile come lei - a tre aborti perchè questa malattia è assolutamente incompatibile con la vita». «Ho avuto 5 gravidanze, un figlio solo e 4 lutti». Le critiche - La legge 40 consente l'accesso alla fecondazione assistita «solo alle coppie non fertili, per dare loro le stesse opportunità di procreazione di quelle fertili. È molto grave che un giudice violi questo principio basilare della legge». Questa la dura reazione del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, interpellata dall'Agenzia di stampa Agi. «Una sentenza motivata con il "diritto alla salute": ma la salute di chi? - si chiede il sottosegretario - non certo degli embrioni, che anzi vengono sacrificati in un numero molto alto, anche 20. Il giudice in sostanza stabilisce che per il diritto alla salute di uno si può sacrificare il diritto alla vita di venti». Con la diagnosi preimpianto e la selezione degli embrioni da impiantare, autorizzate dal giudice, secondo il sottosegretario «si introduce un principio di eugenetica, e si dà un minor valore alla vita dei disabili. Se l'aborto, ad esempio, è consentito solo in caso di rischi psichici o fisici della madre, qui si proclama il non diritto di un disabile a vivere». La sentenza, tra l'altro, «conferma la tendenza della magistratura a invadere campi che non sono suoi: la magistratura non ha compiti creativi, deve applicare le leggi. Non può contraddirle palesemente come fatto dal giudice di Salerno. Eppure abbiamo un giudice che decide che una legge votata dal Parlamento è carta straccia. Se si vuole introdurre l'eugenetica - conclude Roccella - lo si dica chiaramente e si voti una legge in Parlamento, e non in tribunale, e vedremo se gli italiani daranno il loro consenso».

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