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La Cina risponde a Google

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"La censura serve a guidare l'opinione pubblica"

Eleonora Crisafulli
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Le imprese straniere «sono le benvenute» su Internet se «agiscono in accordo con la legge». È questa la risposta della portavoce governativa cinese Jiangu Yu sulla vicenda Google. Nel corso di una conferenza stampa a Pechino, Jiang Yu ha aggiunto che «in Cina Internet è aperta» e ne viene anzi incoraggiato lo sviluppo. Nessun chiarimento è stato dato in merito ai provvedimenti che il governo prenderà  nei confronti di Google, che da ieri non usa i «filtri» richiesti dal governo cinese, consentendo l'accesso a siti web che dovrebbero essere proibiti. Il ministro dell'Ufficio informazioni del consiglio di Stato, Wang Chen, ha aggiunto che i media su Internet devono contribuire a «guidare l'opinione pubblica» e a tale scopo è necessaria la censura. Il motore di ricerca americano Google ha minacciato di chiudere le sue operazioni dopo aver subito attacchi di pirati informatici: «uno degli obiettivi primari degli hackers era di accedere agli account Gmail degli attivisti di difesa dei diritti umani cinesi». In un comunicato David Drummond, responsabile giuridico del gruppo di Mountain View, ha precisato che l'attacco «molto sofisticato» ha riguardato almeno venti altre grandi società di diversi settori, come internet, finanza, tecnologia, media e cinema. Google è presente in Cina dal 2006 con il sito Google.cn censurato in accordo con le autorità cinesi. In questi giorni sugli schermi sono riapparese le immagini del Dalai Lama e di Tien An Men 1989, al posto della consueta frase imposta dal governo “In osservanza delle leggi locali non sono visualizzati”.

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