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Berlusconi da Napoli: "Ne abbiamo le scatole piene"

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La Corte rigetta l'istanza della Regione sul dl salva liste. Il governo aveva ragione

Michela Ravalico
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"Ne abbiamo le scatole piene". Esordisce così, Silvio Berlusconi, dalla platea del comizio in corso a Napoli per promuovere la candidatura di Stefano Caldoro. E ce l'ha coi magistrati, con Santoro, con le intercettazioni, coi comunisti. I temi sono sempre gli stessi. Il premier, in ottima forma, accusa i magistrati di aver dettato "i tempi della campagna elettorale". Per questo, promette, serve una grande, grande riforma della giustizia. Secondo il capo del governo, si deve ripartire da "una rivoluzione liberale" (parole che suonano di antico, di prima discesa in campo nel 1994). Dove per rivoluzione liberale Berlusconi intende anche una riforma delle istituzioni e la modernizzazione del fisco. Ho visto un cartello dove c'è scritta una cosa cui penso mattina, giorno e notte: "Silvio liberaci dai comunisti". Sono qui per questo. Comunisti - "Ho visto un cartello dove c'è scritto una cosa a cui penso mattina, giorno e notte "Silvio liberaci dai comunisti, siamo qui per questo". Poi punta il dito contro i "processi televisivi" di Michele Santoro. E avverte: "Se va avanti così, molto presto nessun italiano pagherà il canone Rai". Del resto L'Italia è l'unico paese dell'Occidente in cui si intercetta un presidente del Consiglio, spiega Berlusconi tornando a parlare dell'inchiesta Rai-Agcom portanta avanti dalla procura di Trani che, dopo aver raccolto svariate intercettazioni, accusa il premier di aver fatto pressioni per far chiudere Annozero. "Sono cose tutte lecite e doverose perché dicevo che consideravo inaccettabile che il signor Santoro facesse dei processi in tv senza dare la possibilità di un contraddittorio - afferma il Cavaliere - e dicevo a quelli della Rai: se andate avanti così non ci sarà nessun italiano che pagherà il canone'".   In difesa di Bertolaso - Ce l'ha anche con sinistra e giornali di sinistra per quello che hanno fatto al capo della protezione civile. "Sono colpevoli di aver cercato di gettare fango sulla Protezione civile, su Bertolaso, sugli eroi che hanno realizzato un sogno impossibile" attacca Berlusconi.  Mentre, trovandosi in terra di camorra, Silvio promette, "il nostro prossimo obiettivo è sconfiggere entro i prossimi tre anni la mafia, la camorra e la 'ndragheta". L'ultima battuta l'ha riservata alla "bella, dolce e intelligente Carfagna". Il premier ha invitato il ministro delle Pari opportunità a salire sul palco durante il comizio a Napoli, rivolgendosi così all'esponente del governo: "Mara Carfagna, una donna bella, dolce e intelligente, ma una donna con le palle". Corte costituzionale e decreto salva liste -  Il governo ha ragione. Il decreto salva liste è in regola. Giovedì pomeriggio la Corte Costituzionale ha rigettato l'istanza di sospensiva presentata dalla Regione Lazio. No, dunque, alla sospensione del decreto salva-liste messo a punto dal Governo in vista delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo. La Consulta ha dunque respinto la richiesta cautelare che la Regione Lazio aveva avanzato sostenendo che dal decreto legge potesse derivare "un grave e irreparabile pregiudizio" per l'interesse pubblico al regolare svolgimento delle elezioni.  Nel merito del ricorso, con cui la Regione Lazio e la Regione Piemonte sollevano una questione di legittimità costituzionale del decreto, i giudici delle leggì si pronunceranno soltanto nei prossimi mesi. L'ordinanza con cui la Corte renderà note le motivazioni della sua decisione dovrebbe essere depositata già stasera. Il ricorso - La Regione Lazio ha impugnato il decreto salvaliste del Governo, approvato dal Consiglio dei ministri il 5 marzo scorso, di fronte alla Corte costituzionale contestando l'invasione, da parte del Governo, della propria potestà legislativa. La decisione definitiva sul ricorso arriverà soltanto dopo il voto. A causa dell'urgenza legata alle elezioni regionali alle porte, però, la Consulta si è riunita d'urgenza per valutare l'opportunità di sospendere in via cautelare l'efficacia del decreto, una misura che aveva richiesto la stessa Regione Lazio. I giudici oggi hanno valutato che non sussistano i presupposti per decidere la sospensiva. Il decreto rimane perciò pienamente in vigore. Rimane da stabilire, però, se sia da applicarsi anche nelle Regioni che, come il Lazio, hanno una legge elettorale regionale. Su questo punto dovrà esprimere la propria valutazione il Consiglio di Stato che sabato prossimo discuterà un nuovo ricorso del Pdl sulla lista del partito per la Provincia di Roma.

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