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Alba Rohrwacher nuda nel film di Soldini

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L'attrice si spoglia per la prima volta sul set

Monica Rizzello
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«È la prosecuzione di “Giorni e nuvole”, l'approfondimento di temi e umori già toccati in quel film. Alcuni miei amici volevano saperne di più. Così è venuto fuori “Cosa voglio di più”». A parlare è Silvio Soldini, che racconta le intenzioni del suo ottavo lungometraggio, passato fuori concorso a Berlino e da venerdì in sala distribuito dalla Warner in 270 copie. Non si tratta di sequel, ma di ripresa dei temi di “Giorni e nuvole”: l'instabilità nel mondo del lavoro, l'insicurezza sociale che diventa inquietudine esistenziale, il precariato degli affetti, l'amore ai tempi della crisi. «Ho avuto una lunga chiacchierata con un'impiegata che mi ha raccontato alcune vicissitudini professionali e private. La sceneggiatura ha rielaborato aneddoti e impressioni di quell'incontro» spiega Soldini. Ne è nato un soggetto semplice: un uomo e una donna s'incontrano per caso, s'innamorano, diventano amanti e rischiano di mandare all'aria tutto. Pierfrancesco Favino è Domenico, un matrimonio con figli, mentre Alba Rohrwacher è Anna, che convive da tempo con Giuseppe Battiston. I due diventano amanti e, come scrive Jim Morrison, citato dal film, «a volte basta un attimo per scordare una vita». «È una situazione assolutamente normale, banale direi - spiega Soldini - Ma era questa la sfida: raccontare tutte le cesure, i passaggi d'anima e le sfumature del quotidiano. E il modo in cui alcune circostanze obiettive, la realtà, la mancanza di soldi, il senso di sfiducia nel futuro, condizionano le passioni». In primo piano in un film quasi disperato, più che romantico, il dolore e le bugie a catinelle. Sullo sfondo Milano: «Una storia del genere non potevo che ambientarla lì - continua Soldini - Lei vive nell'hinterland e ogni giorno per lavorare viene in cento col treno. Lui in una specie di grattacielo periferico». Milano e il suo hinterland offrono al regista la possibilità di affrontare anche un altro tema: «Volevo indagare il rapporto tra centro e periferia molto cambiato negli ultimi tempi, sia dal punto di vista sociologico che pittorico. Mi interessava fotografare un paesaggio urbano modificato, i centri commerciali, i lavori in corso, le costruzioni che avanzano». Domenico forse non ha abbastanza coraggio, Anna manifesta malessere e inquietudine in ogni inquadratura. La crisi economica c'entra fino a un certo punto, perché il disagio sembra venire da più lontano: «Credo che il film abbia un'architettura a strati se parliamo di significati. C'è l'amor fou e il sentimento coniugale, un'angoscia congenita e la preoccupazione per il domani, ci sono due persone che vivono una passione travolgente senza essere divi da copertina, una love-story orfana di glamour e un racconto sociale senza pietismi. E c'è un regista sensibile che racconta tutto questo, capace di tenersi in bilico tra distacco e partecipazione, straordinario interprete di una vicenda e di un milieu che non sono i suoi» spiega Favino. Ma l'interesse è tutto per lei, Alba Rohrwacher, per la prima volta nuda sullo schermo. Nel film, infatti, c'è anche una forte componente sessuale. Le sequenze di nudo, del resto, potrebbero imbarazzare attori non abituati: «Se ci fosse stata vergogna non le avremmo girate», taglia corto l'attrice, per la prima volta senza veli sul set.

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