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Ranieri. "Non sono come lui". Mou: sì, io vinco!

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Il tecnico romano torna sulle dichiarazioni dello Special One che risponde via Internet

Roberto Amaglio
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Continua il duello a distanza tra la Roma e l'Inter. Questa volta il "turno di battuta" è affidato al tecnico giallorosso Claudio Ranieri che, nella conferenza stampa di presentazione della gara contro il Cagliari, è stato ovviamente chiamato a esprimere il suo parere sulle dichiarazioni di Mourinho, il deferimento del collega interista e il caso Totti. "Io sono diverso da Mourinho. Le sue sono bombe ad orologeria. Troppo facile sentirsi gruppo dando l'impressione di essere attaccati da tutto e da tutti". "E' proprio questo il calcio che a me non piace. Si sta cambiando troppo in Italia. Non so dove arriveremo continuando così. A me piace vincere in un altro modo: mi piace il rispetto e do rispetto. Perché lo sport è un veicolo importante per la società italiana e per la positività che dovrebbe esserci. Sono un uomo di calcio, a cui piace parlare di calcio. Lo sport deve essere questo". E totti? "Francesco ha perso la testa ma ha avuto subito il coraggio di ammetterlo, cosa non da tutti. Egoisticamente sono contento di lui". Chiusura sulla lotta scudetto, per cui la Roma non ha ancora intenzione di alzare bandiera bianca. "Le motivazioni ci sono. Abbiamo fatto un percorso stupendo. Quando sono arrivato sapevo che dovevo lavorare tanto. Con positività e con senso di lealtà siamo arrivati a giocarci lo scudetto e la Coppa Italia contro una super-squadra. Adesso il nostro pubblico ci chiede di non mollare e noi non molleremo. Dobbiamo continuare a far sognare i nostri tifosi, siamo procacciatori di sogni". VELENO MOU - E stavolta non è servita nemmeno la stampa a Mourinho per replicare. Sul sito Internet della società, infatti, lo Special One non le ha certo mandate a dire al rivale giallorosso. In sintesi, sì siamo diversi: io vinco. "Non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perchè stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere". E le cose non sembrano essere cambiate. "Io non sono un fenomeno, ma lavoro tanto per aiutare la mia squadra, analizzando i punti deboli delle squadre che andiamo ad affrontare. Ho sentito parlare di motivazione dei giocatori. Premesso che la Roma mercoledì sera avrebbe dovuto terminare la partita in sei, visto e considerato che Mexes, Totti, Perrotta, Taddei e Burdisso hanno fatto il necessario per meritare le sanzioni che non gli avrebbero permesso di restare più tempo in campo, la motivazione la si costruisce tutti i giorni con il lavoro del gruppo, allenamento dopo allenamento. Non si fa certo facendo vedere un film alla squadra prima di una finale di coppa".

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