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Cina: condannato a 20 anni di carcere per omicidio. Ma la vittima ricompare

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Ha confessato dopo esser stato torturato ma lui, il crimine non l'aveva mai commesso

Tatiana Necchi
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Dodici anni fa, nel 1998, scompare dalla sua abitazione in un piccolo villaggio nella provincia dello Henan in Cina, Zhao Zhenxiang. L'anno successivo viene ritrovato in un pozzo un corpo decapitato. I familiari di Zhenxiang affermano che si tratta proprio del loro parente scomparso improvvisamente. Viene accusato dell'omicidio Zhao Zuohai, uomo residente nello stasso villaggio e che aveva avuto un litigio con Zhenxiang poco prima della sua scomparsa. Le autorità lo arrestano ma Zuohai si dichiara innocente e così iniziano a torturarlo. Alla fine, stremato, l'uomo confessa il crimine.  Zuohai viene, inizialmente, condannato a morte ma la pena viene sospesa. In seguito, per buona condotta, viene deciso che l'uomo deve scontare venti anni di carcere. Ma ecco l'apparizione. Pochi giorni fa Zhenxiang è tornato nel suo villaggio. Non era morto: se ne era andato per avviare una piccola attività commerciale nella zona di Taikang. Per problemi di salute adesso è parzialmente paralizzato. In tutti questi anni non si è mai sposato e ora non ha un posto dove stare. L'uomo in carcere, per un crimine mai commesso, è stato rilasciato. Forse avrà diritto a una cospicua ricompensa.

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