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Fede contro Gomorra

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"Saviano non è un eroe. Non è lui che ha scoperto la Camorra, ci sono magistrati che l'hanno combattuta e sono morti"

Eleonora Crisafulli
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"Non è lui che ha scoperto la camorra, ci sono magistrati che l'hanno combattuta e sono morti". L'accusa è diretta allo scrittore Roberto Saviano, autore di Gomorra, e a lanciarla è il direttore del Tg4 Emilio Fede. Il giornalista punta il dito contro le pellicole che danno una pessima immagine dell'Italia all'estero, come il tanto discusso Draquila di Sabina Guzzanti e il film di Matteo Garrone tratto dall'omonimo libro di Saviano: "Lui è superprotetto,  e giustamente dev'essere sempre protetto - ha continuato Fede - però non se ne può più di sentire che lui è l'eroe. Qualcuno gli ha offerto pure la cittadinanza onoraria, di che cosa non si capisce. Saviano  ha scritto dei libri contro la camorra, ma lo ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, senza andare sulle prime pagine, senza disturbare la riflessione della gente che ha capito bene. Un Paese come il nostro è contro la malavita organizzata". Saviano  ha scritto dei libri contro la camorra, ma lo ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, senza andare sulle prime pagine, senza disturbare la riflessione della gente che ha capito bene. Un Paese come il nostro è contro la malavita organizzata Immediata la reazione del centrosinistra. Per Luigi de Magistris, eurodeputato dell'Idv, "Fede è un giornalista, se può esser definito tale, irresponsabile. Puntare l'indice, delegittimandolo, contro uno scrittore già nel mirino della camorra è un'azione scellerata. Saviano andrebbe difeso e sostenuto da chi ha la responsabilità, non solo professionale ma civile, di occupare uno spazio così delicato come quello della comunicazione televisiva, la quale veicola messaggi che possono avere effetti dirompenti nel contesto sociale. Purtroppo è una versione depotenziata del suo padrone Berlusconi, il quale con la stessa irresponsabilità ha accusato recentemente Saviano di rendere la mafia ancora più potente perché, paradosso dei paradossi, ha acceso i riflettori sul fenomeno del crimine organizzato, sulle sue infiltrazioni economiche e politico-istituzionali, sulla sua capacità di fagocitare pezzi della società. Di fronte a certe dichiarazioni si resta senza parole". Il riferimento è all'opinione espressa dal Presidente del Consiglio, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi sui risultati ottenuti dal governo nella lotta al crimine. Durante il suo intervento, il premier aveva sostenuto che la mafia italiana, pur non essendo la più pericolosa e diffusa, è la più conosciuta del mondo per colpa di fiction, libri e serie televisive che, varcando i confini nazionali, hanno promosso all'estero l'immagine della criminalità organizzata del Belpaese.

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