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Borse a picco, Milano maglia nera (-5,57%)

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Pesano le incertezze sul maxi-piano di aiuti varato dall'Europa per affrontare e gestire la crisi del debito.

Eleonora Crisafulli
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La china negativa su euro e Borse europee non si arresta. I timori sul peggioramento della situazione economica europea e in particolare l'allarme lanciato ieri dalla Bce sui deficit dei Paesi Ue stanno nuovamente frenando gli acquisti sui mercati. Risultato, Borse tutte in territorio negativo e euro sui minimi dagli ultimi 14 mesi. Borse in picchiata- Seduta pesante per i listini europei, le peggiori sono Milano e Madrid. Il listino spagnolo è arretrato del 5% mentre Piazza Affari è maglia nera in Europa con un calo del 5,57% sul FTSE IT All Share e del 5,86% sul FTSE Mib. Decisamente più contenuti i ribassi del FTSE 100 di Londra (-1,96%), del Cac40  di Parigi (-2,37%), e del Dax30  di Francoforte. Ad affondare Piazza Affari sono ancora una volta le banche guidate da Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm. Forti i ribassi anche per Intesa Sanpaolo, Unicredit  e Mediobanca. Euro - Resta debole l'euro sul mercato dei cambi, che già ieri era sceso sotto quota 1,25 dollari. A metà mattina la divisa dell'Ue a 16 si attesta a 1,2516 dollari. La moneta unica è spinta al ribasso dai persistenti timori sulla crisi del debito di alcuni Paesi dell'eurozona, che neanche le aggressive misure di Spagna e Portogallo sono riuscite a eliminare. Portogallo - Ieri il governo portoghese ha varato un pacchetto di misure anti-deficit finalizzato a rientrare nei parametri di sicurezza consigliati dalla Bce e dall'Unione Europea e ridurre il buco del 4,8% nel giro di due anni, portandolo dal 9,4% del 2009 al 4,6 del 2011. Una missione sicuramente impegnativa, che per essere perfezionata ha reso necessaria la riduzione del 5% degli stipendi dei politici e del personale pubblico con maggiore anzianità e un aumento generalizzato dell'Iva dal 20% al 21%. Anche per le grandi aziende con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro l'imposta sui benefici passerà dal 25 al 27,5%. L'allarme della Bce - Ieri la Banca centrale europea ha lanciato un nuovo allarme e esortato i governi ad agire: «Più si aspetterà a correggere gli squilibri, maggiore risulterà l'aggiustamento necessario e più elevato sarà il rischio di subire un danno in termini di reputazione e fiducia». I governi devono quindi «intraprendere un'azione incisiva per conseguire il risanamento durevole e credibile delle finanze pubbliche», un risanamento che «dovrà superare in misura considerevole l'aggiustamento strutturale dello 0,5 per cento del Pil su base annua stabilito come requisito minimo nel Patto di stabilità e crescita» Sulla ripresa di Eurolandia peseranno gli interventi sui bilanci, ma anche la bassa utilizzazione della capacità produttiva e il mercato del lavoro debole. Inoltre, secondo l'istituto di Francoforte, «potrebbero influire verso il basso anche interazioni negative più intense o prolungate del previsto fra l'economia reale e il settore finanziario, nuovi rincari del petrolio e di altre materie prime, maggiori spinte protezionistiche e la possibilità di una correzione disordinata degli squilibri internazionali». Per quanto riguarda l'Italia il governo, nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (Ruef) pubblicata la scorsa settimana, ha indicato un calo del deficit strutturale (al netto del ciclo e delle misure una tantum) al 3,3% quest'anno, al 2,5% nel 2011 e al 2% nel 2012. Disoccupazione - Sul tema lavoro, la Bce scrive che "ulteriori aumenti della disoccupazione nell'area euro sono possibili nei prossimi mesi, seppure a un ritmo minore rispetto a quello osservato nel 2009". Il tasso medio dei Sedici è salito al 10 per cento nel primo trimestre, al massimi dall'agosto 1998.

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