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Berlusconi: "Come mai rinuncio alla bella vita? A volte me lo chiedo"

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Sul sito Forzasilvio.it il premier risponde a chi gli chiede perché non molla la politica

Tatiana Necchi
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Lasciare per la bella vita - Il Premier Silvio Berlusconi torna a intervenire sul sito Forzasilvio.it., riporta il quotidiano "Il Tempo”, sollecitato dalla domanda: «Perché non mi dedico alla “bella vita”? A volte me lo chiedo. Perché continua a fare politica mentre potrebbe godersi il lusso, tutti i soldi che ha, insomma fare solo “la bella vita”?». La risposta del Premier - Il Cavaliere replica senza troppi giri di parole e in modo semplice: «Tu metti il dito nella piaga. E confesso che diverse volte anche io mi pongo la stessa domanda. E succede soprattutto quando i giudici politicizzati e la stampa che fa il tifo per la sinistra, quasi tutta, mi lanciano attacchi infondati. Attacchi che hanno il solo scopo di sommergere con le calunnie e le polemiche i risultati positivi del governo e anche della mia azione personale – prosegue - Non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature o da uomini legati a doppio filo a un passato fallimentare – poi aggiunge - Certo non saremo noi a tutelare i clientelismi e le oligarchie che anzi consideriamo un cancro da estirpare». La questione Pdl - Mentre a chi gli chiede se si possa ancora credere in un partito come il Pdl, dice: «Mio caro, ma il nostro non è un partito. È un grande movimento di popolo in cui siamo tutti orgogliosi di riconoscersi e io per primo. La parola “partito” non mi è mai piaciuta perché indica una parte, una divisione. Il Popolo delle Libertà invece è un movimento che si rivolge a tutti - prosegue - Siamo diversi dagli altri perché siamo nati dal basso con la grande manifestazione del 2 dicembre 2006. E la nostra gente ha scelto il nome e ha voluto che fosse guidato da un leader quale espressione di grande unità. Incrinare questa unità sarebbe un errore imperdonabile, è una prospettiva a cui mi opporrò con tutte le forze sicuro di interpretare la volontà della nostra gente», conclude.

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