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Lina la prima camionista di Gaza

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Ha vinto la sua battaglia per l'emancipazione in una società da sempre tradizionalista e negli ultimi anni controllata dagli islamici di Hamas

Tatiana Necchi
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Si chiama Lina Ibrahim ed è diventata la regina indiscussa di Gaza per il suo coraggio e la sua determinazione. Alcune settimane fa è riuscita a superare le perplessità dei famigliari e gli esami diventando la prima camionista della Striscia vincendo così la sua battaglia per l'emancipazione in una società da sempre tradizionalista e negli ultimi anni controllata dagli islamici di Hamas. Di certo non ha avuto una vita facile. Ma lei ce l'ha fatta. I suoi fratelli più volte l'hanno avvisata di non vedere di buon occhio la sua idea perché quel tipo di lavoro richiede una particolare forza fisica oltre a un frequente contatto con i colleghi maschi. Alla scuola guida, addirittura, l'avevano ammonita per non aver nemmeno mai guidato una macchina e dunque l'obiettivo che si era posta, forse, era troppo al di là delle sue possibilità. Ma a lei non importava tutto ciò. In più a sostenerla c'era suo padre. Così Lina, contro tutti, si è iscritta ai corsi e ha brillantemente superato l'esame finale. «Io non voglio certo rivoluzionare la regole sociali di Gaza - ha affermato a una televisione locale la giovane camionista, che per l'occasione indossava un abito nero castigato e un velo scuro che lasciava scoperti solo gli occhi vivaci - Per me il lavoro di camionista è solo una soluzione temporanea». Infatti il suo vero obiettivo nella vita è un altro: studiare. Questo lavoro le servirà per pagarsi gli studi universitari di optometria. «Le donne di Gaza possono farsi strada - ha assicurato la camionista - Hanno le doti necessarie per farsi valere non solo nelle strade, ma anche nelle università o lavorando al computer». Nelle scorse settimane si era appreso anche che a Gaza due ragazze adolescenti avevano deciso di darsi alla pesca in mare per aiutare la famiglia a superare difficoltà economiche. Anche nel loro caso l'iniziativa aveva destato stupore perché il mestiere del pescatore è stato finora di appannaggio esclusivo degli uomini. Ma a quanto pare, notano fonti locali, lo stato endemico di crisi nella Striscia sta spingendo la popolazione femminile a cercare nuovi impieghi, anche al costo di sfidare le idee preconcette del passato.

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