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Montecarlo, l'architetto dei Tulliani: "Ristrutturate così"

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di Gianluigi Nuzzi - L'uomo che lavorò nell'appartamento riceveva indicazioni via mail da un collega romano che agiva nell'interesse della famiglia di Elisabetta

Eleonora Crisafulli
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di Gianluigi Nuzzi - I segreti della casa monegasca che potrebbero imbarazzare Gianfranco Fini rimangono custoditi in alcune casseforti di banche riservate, discreti professionisti e mediatori del principato. Tante porte chiuse ma le crepe inevitabilmente iniziano a incrinare il silenzio   e a far capire cosa sia accaduto dell'appartamento che la nobile Colleoni aveva lasciato ai reduci della fiamma. Basta farsi aprire allo studio al piano terreno del palazzo liberty “Le Grand Palais” di Boulevard d'Italie al civico 2. È  l'atelier dell'architetto Alexis Blanchi, professionista apprezzato nella comunità italiana e scelto per curare la ristrutturazione della casa finita in affitto a Giancarlo Tulliani, il “cognato” lava-Ferrari con entrature in ambasciate e tv di stato. Blanchi non commenta, si trincera dietro il segreto professionale.   Eppure,  il fascicolo che conserva sui lavori di Principesse Charlotte pagati dalla Timara Ltd (offshore con sede a St. Lucia che acquistò il bene da An) è interessante. Soprattutto per quelle email scambiate con Massimo P., architetto romano che indica i lavori da compiere per conto di chi ha interesse che la ristrutturazione sia perfetta. L'architetto Massimo P. indica nella corrispondenza, ecco il fatto nuovo, di agire nell'interesse «dei Tulliani». È  a nome loro che specifica come tutti i materiali (dalle piastrelle dei pavimenti in maiolica alla cucina) sarebbero arrivati direttamente dall'Italia. È  a nome «dei Tulliani»,  e non del singolo Giancarlo, che dà al collega Blanchi le direttive di massima per creare una bomboniera di quei 70 metri quadrati nel cuore del principato. «Prendevo le indicazioni da Blanchi – racconta Rino Terrana, titolare della Tecabat con casella postale a Mentone – dall'ottobre del 2009 quando ottenni l'incarico della ristrutturazione dopo aver presentato un preventivo da oltre 90 mila euro. C'era la demolizione dei pavimenti, lo spostamento di alcune tramezze, abbiamo rifatto i massetti, gli impianti idrici ed elettrici, insomma le solite cose che facevo curare da due, tre operai…». Terrana conferma anche quanto già anticipato a Il Giornale, ovvero che è stata la Timara  a pagare le due fatture emesse dalla Tecabat per i lavori. Timara ha sede a Saint Lucia,  ma per saldare i professionisti coinvolti  i tre operai che per mesi hanno sventrato la casa  ha utilizzato un conto corrente monegasco che ha goduto di accrediti di una certa consistenza. Chi ha effettuato questi versamenti? Il funzionario dell'istituto di credito, dopo averci fatto attendere in un ufficio spoglio assolutamente insonorizzato, a poche centinaia di metri dall'Hotel de Paris, appena  capisce di aver di fronte la stampa, ci accomoda alla porta.    Ma quando la procura di Roma chiederà genesi e origine di quel conto,  forse avremo la parola fine a questo tormentone. «Giancarlo Tulliani veniva nell'appartamento – prosegue Terrana – due, tre volte in tutto, accompagnato dalla fidanzata, una bionda magra, e dall'architetto Blanchi. Si consultava con lui ma non ha mai dato indicazioni esplicite». Insomma, abbiamo una casa che viene ceduta a una misteriosa offshore la quale l'affitta a un inquilino che cura passo dopo passo la ristrutturazione, persino dando disposizioni a un professionista romano che a sua volta inoltra i memorandum al collega monegasco indicando «i Tulliani» quali suoi clienti. Dei rappresentanti della Timara si perdono invece subito le tracce.  Certo, pagano la casa, pagano i lavori, gli operai, i professionisti ma non sembrano curare in prima persona un loro bene. Preferiscono che sia l'inquilino e i suoi familiari a gestire la cosa. C'è poi un altro aspetto che sta suscitando l'attenzione delle autorità   monegasche. Ed è il prezzo convenuto negli atti notarili per la vendita dell'abitazione. Trecentomila euro è una stima considerata non ragionevole da un'infinità di professionisti contattati. Tanto che più di una fonte interpellata afferma che l'autorità giudiziaria potrebbe disporre a breve degli accertamenti per verificare se quella sia stata la reale somma pagata. Al momento non è stato avviato nessun controllo ufficiale o, meglio, le autorità del principato non vogliono pubblicizzare la cosa viste le ricadute in Italia. «Su una cosa ci si assomiglia  –   osserva un intermediario finanziario –,  è vero. Anche noi siamo un paese di molti misteri ma di nessun segreto, come diceva dell'Italia, un fine conoscitore, Henry Kissinger».

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