Spatuzza invoca perdono per sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo
Pentito si scusa per caso che ha "violentato e oltraggiato la società civile": il 15enne fu ucciso e sciolto nell'acido
"Chiedo perdono a tutti, alla famiglia e alla società civile, che abbiamo violentato e oltraggiato": con queste parole il pentito Gaspare Spatuzza invoca il perdono per il sequestro (terminato con il brutale omicidio) del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, sequestrato ucciso e sciolto nell'acido all'età di 15 anni, nel 1996. "Noi siamo veramente responsabili della fine di quel bellissimo angelo a cui abbiamo stroncato la vita - ha detto Spatuzza - Anche se non l'abbiano ucciso io e miei coimputati siamo colpevoli del sequestro quanto della morte del ragazzino e ne daremo conto, non solo in questa vita ma anche domani dove troveremo qualcuno ad aspettarci". Spatuzza, collegato in videoconferenza da un luogo segreto, è apparso emozionato raccontando i particolari del sequestro del "piccolo Giuseppe": "Ci eravamo travestiti da poliziotti - ha detto - e siamo andati con due auto, una Croma e una Fiat Uno, al maneggio di Altofonte dove il bambino andava regolarmente. Abbiamo detto al bambino che lo portavamo dal suo papà e lui era contento e disse 'papà mio...'. Agli occhi del bambino eravamo degli angeli - ha proseguito il pentito - ma sotto sotto eravamo dei lupi...". "Dopo averlo preso, e prima di consegnarlo a quelli che sarebbero stati i suoi carcerieri - ha raccontato Spatuzza - lo legammo e imbavagliammo e quindi lo lasciammo dentro un Fiorino dove sarebbero andati a prelevarlo poco dopo. Lo abbiamo legato come un animale, purtroppo questo sarà un macigno che ci porteremo per tutta la vita, non solo noi ma tutta la nostra generazione". "Seppi della morte del bambino soltanto dopo l'arresto di Brusca - ha concluso il pentito - quindi non lo appresi da fonti interne a Cosa nostra".