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Lettera al Pd, Bondi amarcord: "Cari compagni..."

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Il ministro chiede ai democratici perché vogliono la sfiducia. Su Bocchino: "Mi ha minacciato". Pompei, nove indagati

Andrea Tempestini
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Tuffo nel passato di Sandro Bondi, il ministro della Cultura che con una lettera indirizzata al Partito Democratico spiega perché sia sbagliato sfiduciarlo. La missiva esordisce con la locuzione "cari compagni", forse un residuo dell'antica militanza di Bondi nel Pci, quando era sindaco di Fivizzano "Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra, in particolare a Bersani, Veltroni e  Fassino, un residuo di rispetto nei confronti degli avversari politici, vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un'onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete". Continua così la lettera di Bondi pubblicata da Il Foglio di Giuliano Ferrara. OSTILITA' PRECONCETTA - Il ministro dice, tra l'altro, di aver "sperato e ho anche contribuito personalmente a sostenere un corso politico che avrebbe potuto condurre ad una democrazia finalmente pacificata. Purtroppo così non è stato. In questo quadro, qualsiasi discorso sui contenuti, sia pure da prospettive diverse, risulta impossibile e passa sempre in second'ordine. Così è stato sulla questione della cultura. Mi è stato impossibile, in parte forse anche per miei errori  personali, ma soprattutto credo per un clima di ostilità preconcetta che ha subito circondato il mio lavoro. Le difficoltà economiche, all'origine dei tagli che hanno colpito anche la cultura, hanno fatto il resto. Tutto questo però giustifica una mozione di sfiducia individuale nei miei confronti?" CROLLI ANCHE NEL PASSATO - "Qual è la ragione per cui la presentate?", si chiede Bondi. "I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci. Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le   dimissioni del ministro pro tempore alla Cultura. Mi imputate forse la colpa di non aver chiesto con la necessaria forza e determinazione   maggiori fondi alla cultura? Anche questo non corrisponde alla  realtà. L'ho fatto e nei prossimi giorni sarò probabilmente in grado  di annunciare alcuni risultati ottenuti per quanto riguarda il  rifinanziamento degli incentivi fiscali a favore del cinema e del fondo unico per lo spettacolo". SCONTRO CON FUTURO E LIBERTA' -  Bondi nelle ultime ore è passato allo scontro aperto con gli esponenti futuristi. Mercoledì ha infatti scritto anche al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per lamentare quella che lui ha giudicato mancanza di imparzialità da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini, in relazione all'annunciata mozione di sfiducia. Giovedì, invece, nel mirino del ministro della Cultura è finito il pasdaran Italo Bocchino: "Mi ha ha più volte chiamato nel corso di questi due anni di governo", ha spiega Bondi, "con tono arrogante e minaccioso, per chiedere che il ministero dei Beni culturali finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società appartenenti alla sua famiglia e riguardanti sua moglie. Intervenne anche per alcune nomine". Nelle ultime ore, poi, è giunta la notizia di nove avvisi di garanzia per i crolli nella zona degli scavi.

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