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Fiat, firmato accordo Mirafiori. Ma Fiom dice no

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Cisl e Uil approvano testo. Marchionne: "Inizia nuova fase". Cgil critica: "Un passo indietro" / LEGGI INTERVISTA AL MINISTRO SACCONI

Giulio Bucchi
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Fumata bianca dal tavolo tra parti sociali e Fiat per la "nuova" Milanofiori. I delegati di Cisl e Uil hanno approvato il testo proposto dall'azienda torinese ma la Fiom ha detto no. "E' un accordo di portata storica perché dimostra la capacità del nostro Paese di mantenere un'industria manifatturiera in grado di attrarre investimenti esteri", ha commentato a caldo la Fismic in una nota. EUFORIA MARCHIONNE - "Un grande successo, ora per l'azienda inizia una fase nuova", ha esultato il numero uno Fiat Sergio Marchionne. "Mirafiori è il simbolo della Fiat - ha spiegato -, custodisce la storia dell'automobile italiana e l'orgoglio manifatturiero. Ora potrà compiere un salto di qualità e farsi apprezzare a livello internazionale, diventando un esempio unico in Italia di impegno condiviso da un costruttore di automobili estero, come la Chrysler".  Sugli investimenti: "Li faremo partire nel minor tempo possibile. Sono lieto - ha aggiunto - che alla fine abbia prevalso il senso di responsabilità, anche se avremmo preferito una condivisione del progetto da parte di tutti i sindacati. Adesso bisogna lavorare per realizzare il contratto collettivo specifico per la joint venture che consentirà il passaggio dei lavoratori alla nuova società Fiat-Chrysler". LE REAZIONI - "L'accordo raggiunto oggi su Mirafiori è un risultato importantissimo per tutta l'industria italiana, per quella torinese in particolare e per la nostra città che, nell'auto ha, ed avrà ancora in futuro, un comparto produttivo trainante", ha commentato il presidente degli industriali torinesi Gianfranco Carbonato. "L'auspicio - ha proseguito - è che le nuove regole, nate a livello aziendale, possano essere recepite all'interno di un contratto nazionale per l'auto, il più rapidamente possibile". Soddisfatto il leader della Uil Luigi Angeletti: "Con questa intesa l'Italia ha la possibilità di tornare ad essere un grande produttore di auto, con le conseguenti ricadute positive sull'economia e sull'occupazione". Uil e Cisl, secondo il segretario, hanno anche rotto "quel sistema fondato sulla pretesa di un diritto di veto e sul rifiuto di assumersi le responsabilità. Si fanno patti tra soggetti che intendono rispettarli". Critico, invece, Stefano Fassina, responsabilie Economia e Lavoro del Pd:  "L'accordo separato su Mirafiori, dopo quello di Pomigliano, non può essere giudicato un successo da nessuno. E' un accordo regressivo e frutto di una drammatica asimmetria nei rapporti di forza tra capitale finanziario libero nella dimensione globale e lavoro prigioniero della dimensione locale". L'ACCORDO - Consiste in dieci punti l'accordo firmato giovedì sera dai sindacati (ad esclusione della Fiom) e dalla Fiat per lo sviluppo dello stabilimento di Mirafiori.   Secondo quanto spiega la Fismic, l'accordo prevede un investimento in joint venture tra Fiat e Chrysler per oltre un miliardo di euro, la produzione a regime di 280mila vetture l'anno di Suv Chrysler E Alfa Romeo, il pieno utilizzo degli impianti su sei giorni lavorativi, il lavoro a turni avvicendati che mantiene l'orario individuale a 40 ore settimanali, la crescita del reddito annuo individuale di circa 3.700 euro, la possibilità di lavorare il 18esimo turno solo con il pagamento dello straordinario, il mantenimento della pausa per la mensa nel turno fino a che la joint venture non andrà a regime, la salvaguardia dei malati reali e un intervento volto a colpire gli assenteisti, la compensazione di oltre 32 euro mensili per l'assorbimento della pausa di 10 minuti, il mantenimento di tutti i diritti individuali oggi esistenti e il loro miglioramento attraverso la prossima stesura di un Contratto Collettivo su molti punti migliorativo del Ccnl Metalmeccanici (scatti di anzianità, paga base, premio di risultato). LEGGI L'INTERVISTA DI MAURIZIO BELPIETRO AL MINISTRO SACCONI LE CRITICHE - Prima della firma ufficiale, il segretario provinciale Federico Bellono aveva avvertito: "Se non ci saranno ripensamenti e modifiche dell'ultima ora, molto improbabili il nostro sindacato non firmerà l'intesa". "Sono scandalizzato - aveva detto Bellono - per il fatto che sulle rappresentanza sindacale nessun altra organizzazione ha sollevato questioni sul fatto che con questa intesa si butta a mare l'accordo del '93. Si cancellano 20 anni di relazioni industriali e lo si fa nella più grande azienda del Paese, nel silenzio imbarazzato e imbarazzante di Confindustria e delle altre organizzazioni sindacale". La Fiom critica la trattativa da parte di Cisl e Uil: "Con una gestione unitaria - spiega Bellono -  la logica 'o cambia il sindacato o cambia il sindacato' si poteva sostituire con 'o cambia il sindacato o cambia l'azienda'".

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